Torino che non va
Degrado, tossicodipendenti e ora persino nomadi. In Lungo Dora Napoli la situazione è disastrosa. Silvio Magliano: «bisogna intervenire subito»
I commercianti non si arrendono, ma è ora di prendere provvedimenti: «la Giunta faccia sentire la sua voce»
TORINO – È giunto il momento di dare risposte ai residenti e ai commercianti che non si arrendono al degrado in Lungo Dora Napoli – spiega, in una nota Silvio Magliano – Capogruppo Moderati del Consiglio Comunale Torino. «Ne ho suggerite alcune poco fa in Commissione».
Ora anche i campi nomadi (come se non bastasse il resto)
Al degrado, allo spaccio e ai bivacchi di ubriachi e tossicodipendenti ora, in lungo Dora Napoli, si stanno aggiungendo anche i primi camper di nomadi. Urgono soluzioni. Anche perché la situazione in zona sta peggiorando anche rispetto a quella – già molto negativa – del passato.
La giunta faccia sentire la sua voce
Le mie richieste: primo, la Giunta faccia sentire la sua voce al Tavolo della Sicurezza e cerchiamo di ottenere una maggiore presenza di agenti. Secondo, si intervenga subito per evitare che si crei in zona un campo nomadi abusivo (ci sono già le prime avvisaglie). Terzo: evitiamo, mantenendo ed eventualmente incrementando il numero di cestini, che la situazione relativa alla carenza di pulizia peggiori quando entrerà in vigore il regime di raccolta differenziata. Quarto: organizziamo al più presto in zona, come da me richiesto in Commissione, un sopralluogo di Commissione e di Giunta, in una fascia oraria significativa.
Proposte inutili
Altre proposte, come la creazione dell’ennesimo e superfluo comitato, mi sembrano assolutamente inutili. Piuttosto si prenda in considerazione la rimozione dei gradoni del Ponte Carpanini (che sarebbe, peraltro, una sconfitta dal punto di vista istituzionale). Quei cittadini e quei commercianti che non solo non si arrendono al degrado, ma ci mettono del loro – con l’impegno e con gli investimenti economici – per arginarlo, devono essere sostenuti e aiutati dalle Istituzioni. Faccio notare, anche a fronte di certe storture burocratiche, che la resa di queste persone e di questi imprenditori significherebbe la caduta dell’ultimo presidio di legalità nella zona. E le conseguenze le pagherebbero tutti. Città di Torino per prima, conclude Magliano.