Era il 1560 quando Emanuele Filiberto spostò la capitale ducale da Chambéry a Torino e, al suo arrivo in città, offrì tazze di cioccolato.
Probabilmente a Torino il cioccolato, scoperto in america dai semi di cacao, non era ancora arrivato e fu amore a prima vista. E’ chiaro a tutti quanto Torino sia oggi la capitale del cioccolato, senza dubbio italiana, con anche qualche possibilità a guadagnarsi il titolo europeo.

Fra le lavorazioni più particolari e del tutto piemontesi, sicuramente va annoverato il gianduia, che in varie declinazioni porta, in epoca più moderna, alla creazione della Nutella o della Crema Novi o ancora di quella Lindt.

Ma come nasce il cioccolato gianduia?

Come nelle migliori tradizioni, le idee più geniali nascono dalla necessità! Siamo all’inizio dell’800, Napoleone domina sull’Europa e recuperare del cacao in polvere è diventato difficilissimo, poiché arrivava dall’Inghilterra e dalle sue colonie e le tasse sull’importazione sono salatissime.
I cioccolatai piemontesi si ingegnano con quanto hanno sul territorio e le nocciole piemontesi sono abbondanti e famose per quanto sono buone. Da qui nasce la crema gianduia. E perchè chiamarla proprio gianduia?

Era il 1852, momento in cui il cioccolataio Michele Prochet, in società con Chafarel, migliorò l’impasto della crema al gianduia tostando e macinando le nocciole ancora più finemente arrivando a creare cioccolatini incartati. Questi vennero distribuiti quell’anno a Carnevale e indovinate da chi? Proprio dalla maschera Gianduja (dal piemontese Gioann dla doja, ovvero Giovanni del boccale), guadagnandosi così l’immortale nome di “gianduiotti” da cui prende nome anche il cioccolato gianduia.

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