Economia - Regione
Decreto Cura Italia, il Piemonte non è soddisfatto
Le piccole imprese, i liberi professionisti, i negozi e gli alberghi hanno bisogno di più garanzie. Le misure non sono soddisfacenti per l’economia piemontese. Ecco qual è la richiesta di Tronzano
TORINO – «Non sono soddisfacenti per la realtà economica piemontese» le misure contenute nel decreto Cura Italia. Lo sostiene l’assessore regionale alle Attività Produttive, Andrea Tronzano, secondo cui «l’elemento più critico all’interno del decreto è l’assenza di contributi diretti, reali, immediati; i piccoli negozi, gli alberghi, le micro e piccole imprese hanno necessità senz’altro di cassa integrazione e garanzie, ma devono rimanere in piedi anche attraverso contributi a fondo perduto: solo così potremo farle ripartire».
E i liberi professionisti?
«Lavoreremo quindi perché il fondo perduto sia inserito nella conversione dell’attuale decreto – sottolinea l’assessore piemontese -. Nel testo non si parla dei liberi professionisti, e si agisce poco e in modo quasi offensivo sui lavoratori autonomi e sulle partite IVA e questo trovo che sia oggettivamente penalizzante: non sono lavoratori di serie B».
L’edilizia
«Altro tema non considerato è l’edilizia – aggiunge Tronzano -. In Spagna, Francia, Belgio sono partiti con il riconoscimento della causa di forza maggiore considerando il Coronavirus una delle cause che permettono di fermare i cantieri senza che le imprese ne supportino i relativi costi; il decreto del Governo invece non dice nulla su una cosa che sarebbe molto utile e che permetterebbe agli appaltatori di essere indennizzati per la maggior parte dei costi durante il periodo di sospensione».