Cronaca Live
Conte e la Fase 2 Coronavirus, dal 4 maggio riapriamo l’Italia. Ma non tutta
In attesa del piano di ripartenza per la Fase 2, che dovrebbe arrivare entro domenica, il premier Conte ne annuncia l’avvio: l’Italia, dal 4 maggio, riaprirà ma con un piano differenziato tra le Regioni
In attesa spasmodica dell’inizio della Fase 2 Coronavirus, che dovrebbe ufficialmente iniziare il 4 maggio 2020, in questi giorni non si parla d’altro che di riapertura dell’Italia. E, in attesa del piano dettagliato che dovrebbe essere diffuso dal Governo entro domenica, il premier Giuseppe Conte ne annuncia una parte sulla sua pagina Facebook.
Iniziamo a riaprire, ma piano differenziato tra le Regioni
Stiamo per avviare la Fase 2 ed «Entro domenica il piano dettagliato – scrive Conte sulla sua pagina FB – terremo conto delle differenze tra i territori, ma nessuna divisione. Mi piacerebbe poter dire riapriamo tutto subito, ma sarebbe irresponsabile». Si riapre dunque, ma non tutto. «Dal 4 maggio partiremo con un programma nazionale di riaperture che tenga però conto delle peculiarità territoriali».
Il rischio di un ritorno dei contagi
Il rischio maggiore a cui si potrà andare incontro con la riapertura e la ripresa delle attività è quello di un ritorno dei contati. Per il premier Conte, è essenziale evitare di «far risalire la curva».
«Molti cittadini sono stanchi degli sforzi sin qui compiuti e vorrebbero un significativo allentamento di queste misure o, addirittura, la loro totale abolizione – spiega il Presidente del Consiglio – Vi sono poi le esigenze delle imprese e delle attività commerciali di ripartire al più presto. Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina. Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme».
Non affidiamoci all’improvvisazione
Certo, tutti attendono con ansia un annuncio che dica che l’emergenza è finita, sorpassata – e che si può finalmente tornare alla normalità, alla vita di prima. Ma è forse meglio non farsi troppe illusioni. Tornare come prima sarà probabilmente impensabile. Non nell’immediato – o forse mai, chissà. Ma, come ammonisce Giuseppe Conte, «In questa fase non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni. L’allentamento delle misure deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato – precisa Conte – Dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico. Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sé il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti “tollerabile” soprattutto in considerazione della recettività delle nostre strutture ospedaliere».
La questione lavoratori e piccole aziende
I protocolli e le rigorose condizioni imposte per la riapertura delle attività produttive, per forza di cose non potranno essere rispettati da alcune aziende – in particolare le piccole. Facendo un esempio, «Non possiamo limitarci a pretendere, da parte della singola impresa, il rispetto del protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro che pure abbiamo predisposto per questa epidemia – sottolinea a tal proposito il premier Conte – Dobbiamo valutare anche i flussi dei lavoratori che la riapertura di questa impresa genera. Le percentuali di chi usa i mezzi pubblici, i mezzi privati, in quali orari, con quale densità. Come possiamo garantire all’interno dei mezzi di trasporto la distanza sociale? Come possiamo evitare che si creino sovraffollamenti, le famose “ore di punta”? Come favorire il ricorso a modalità di trasporto alternative e decongestionanti? Questo programma deve avere un’impronta nazionale, perché deve offrire una riorganizzazione delle modalità di espletamento delle prestazioni lavorative, un ripensamento delle modalità di trasporto, nuove regole per le attività commerciali».
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L’Italia riapre, ma a seconda delle Regioni
Come accennato dal Presidente del Consiglio, l’Italia riaprirà ma non tutta: ossia con differenze territoriali. «Dobbiamo agire sulla base di un programma nazionale, che tenga però conto delle peculiarità territoriali – avverte Conte – Perché le caratteristiche e le modalità del trasporto in Basilicata non solo le stesse che in Lombardia. Come pure la recettività delle strutture ospedaliere cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagiati e dei pazienti di Covid-19. È per questo che abbiamo gruppi di esperti che stanno lavorando al nostro fianco giorno e notte. C’è il dottor Angelo Borrelli che sin dalla prima ora ci aiuta, per tutta la parte operativa, con le donne e gli uomini della Protezione civile. C’è il dottor Domenico Arcuri che sta mettendo le sue competenze manageriali al servizio dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature medicali di cui le Regioni erano fortemente carenti (pensate: a oggi abbiamo fornito alle Regioni 110 milioni di mascherine e circa 3 mila ventilatori per le terapie). C’è il professor Silvio Brusaferro che insieme agli altri scienziati ed esperti sanitari del Comitato tecnico-scientifico ci forniscono un’analisi scientifica della curva epidemiologica e ci suggeriscono le misure di contenimento del contagio e di mitigazione del rischio. Più di recente, si è aggiunto il dottor Vittorio Colao che insieme a tanti altri esperti sta offrendo un contributo determinante per la stesura di un piano per una graduale e sostenibile riapertura, che tenga conto di tutti i molteplici aspetti, operativi e scientifici.
Troppo facile dire “apriamo tutto”
Qualcuno spinge per “aprire tutto”, ma Conte frena: «È fin troppo facile dire “apriamo tutto”. Ma i buoni propositi vanno tradotti nella realtà, nella realtà del nostro Paese, tenendo conto di tutte le nostre potenzialità, ma anche dei limiti attuali che ben conosciamo».
«Nei prossimi giorni – conclude Conte – analizzeremo a fondo questo piano di riapertura e ne approfondiremo tutti i dettagli. Alla fine, ci assumeremo la responsabilità delle decisioni, che spettano al Governo e che non possono essere certo demandate agli esperti, che pure ci offrono una preziosa base di valutazione. Assumeremo le decisioni che spettano alla Politica come abbiamo sempre fatto: con coraggio, lucidità, determinazione. Nell’esclusivo interesse di tutto il Paese. Nell’interesse dei cittadini del Nord, del Centro, del Sud e delle Isole. Non permetterò mai che si creino divisioni. Dobbiamo marciare uniti e mantenere alto lo spirito di comunità. È questa la nostra forza. E smettiamola di essere severi con il nostro Paese. Tutto il mondo è in difficoltà. Possiamo essere fieri di come stiamo affrontando questa durissima prova. Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi questo piano e di illustrarvi i dettagli di questo articolato programma. Una previsione ragionevole è che lo applicheremo a partire dal prossimo 4 maggio».
Immagine di copertina credit: Facebook-Giuseppe Conte
Giusy Graziato
25 Aprile 2020 at 23:47
Qnd potranno riaprire gli studi dentistici? Molti abbiamo necessità di proseguire terapie che avevamo lasciate a metà. Grazie
Redazione
26 Aprile 2020 at 7:19
Gentile Giusy, probabilmente lo sapremo oggi con il nuovo Dpcm