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Cinema

L’unione falla forse. A Torino, il film che parla dell’omofobia a tempi delle unioni civili

Un mix dissacrante tra la normalità silenziosa di famiglie “alternative” e la sbraitata follia dei loro contestatori. Il film, presentato in anteprima internazionale al Festival Vues D’en Face di Grenoble, ora è pronto per l’anteprima italiana, a Torino

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L’unione falla forse è un film documentario che intreccia la vita delle famiglie omogenitoriali alle bizzarre teorie degli esponenti anti-LGBT, in un unico racconto. Due mondi assolutamente distanti e distinti che avevano bisogno di essere messi a confronto in maniera diretta, a causa della crescita esponenziale dei movimenti ProLife di stampo cattolico estremista e della loro ascesa politica, grazie all’exploit dei partiti di destra che li hanno accolti nelle loro fila (il ministro della Famiglia Fontana e il senatore Pillon, entrambi componenti del Family Day, ne sono un chiaro esempio). Ma anche a causa del crescente bisogno di riconoscimenti giuridici che le famiglie omogenitoriali chiedono a gran voce, a cui a volte solo la magistratura concede l’approvazione, dovuta alle lacune della legge sulle unioni civili del 2016 causate dal taglio della stepchild adoption e dell’obbligo di fedeltà tra i partner. Ciò che ne viene fuori è un mix dissacrante tra la normalità silenziosa di queste famiglie e la sbraitata follia dei loro contestatori.

Una lotta contro l’omofobia

Nel nuovo progetto del giovane regista pugliese, i temi centrali sono l’omofobia e le unioni civili. Protagoniste della pellicola due famiglie Arcobaleno, una coppia di ragazzi pugliesi con due bambini e due donne palermitane con la loro figlia. La vita tranquilla e serena delle due famiglie, così simile a tante altre, viene interrotta dalle interviste ad esponenti di partiti e movimenti vicini al Family Day e al recente Congresso delle Famiglie di Verona, tra cui Mario Adinolfi, Gianfranco Amato, Silvana de Mari e Massimo Gandolfini, che espongono liberamente le proprie bizzarre idee sull’introduzione della legge, sul tema dell’omofobia e sull’omosessualità. Il quadro che ne viene fuori è quello del «primo film che, con amore ed ironia, lotta contro l’omofobia».

Un documento di attualità

Il film si impone come un importante documento d’attualità, a causa della crescita esponenziale dei movimenti ProLife di stampo cattolico estremista nonché della loro ascesa politica, grazie all’exploit dei partiti di destra che li hanno accolti nelle loro fila (il ministro della Famiglia Fontana e il senatore Pillon, entrambi membri del Family Day, ne sono un chiaro esempio). Ma anche per il crescente bisogno di riconoscimenti giuridici che le famiglie omogenitoriali chiedono a gran voce e a cui a volte solo la magistratura concede l’approvazione, a causa del taglio della Stepchild Adoption dalla legge sulle unioni civili del 2016 e del recente ritorno, sulla carta d’identità, alla dicitura di “padre” e “madre” imposta dal ministro Salvini.

L’appuntamento

L’appuntamento è per Giovedì 25 Aprile, ore 20:30, al Cinema Massimo. Alla proiezione presenzieranno il regista Fabio Leli, le due mamme del film Daniela D’Anna e Maria Celeste Rizzo con la loro figlia Vittoria, Marilena Grassadonia e Alessia Crocini rispettivamente Presidente e Responsabile Comunicazione di Famiglie Arcobaleno.

Presentato al Festival Vues D’en Face di Grenoble

L’unione falla forse, già presentato a Marzo in anteprima internazionale al Festival Vues D’en Face di Grenoble, approderà ad Aprile anche in Romania al Serile Filmului Gay Film Festival di Cluj, in India per l’Out&Loud Queer Film Festival di Pune e in Norvegia per il DokFilm, il più antico e prestigioso festival di cinema documentario norvegese, per poi arrivare nelle sale italiane a partire dal 2 Maggio, distribuito da EffeCinematografica.

La trama

5 giugno 2016. In Italia vengono introdotte le unioni civili. Una legge attesa da trent’anni che ha permesso alle coppie omosessuali di poter istituzionalizzare il proprio amore. Ma che allo stesso tempo ha risvegliato nel Paese sentimenti omofobi che sembravano ormai superati e che invece, spinti dall’associazionismo cattolico, hanno tagliato dalla legge la possibilità di adozione e l’obbligo di fedeltà per i partner. A distanza di tre anni, questi sentimenti sembrano crescere insieme al numero di coppie unite civilmente.

L’idea del film

L’esigenza di realizzare L’unione falla forse, nasce dal bisogno di comprendere l´evoluzione esponenziale (o involuzione, a seconda dei punti di vista) di alcuni movimenti associativi che attraverso manifestazioni, spazi mediatici, campagne sui social network e varie pubblicazioni, urlano al mondo intero la loro preoccupazione per l´incolumità della famiglia eterosessuale e dei bambini, a causa delle unioni omosessuali. Essendo membro di una famiglia eterosessuale, non riuscivo a comprendere come il riconoscimento giuridico dell’unione di due persone dello stesso sesso, avrebbe potuto mettere in pericolo me e l’incolumità della mia famiglia, nonché la mia eventuale futura progenie. Una ricerca partita quindi spontaneamente nel novembre 2015, mi ha portato a raccogliere un’infinità di materiale audio/video e giornalistico su quello che poi son riuscito a identificare alla fine come vero tema della mia ricerca, di cui all’inizio davvero non avrei mai sospettato: l’omofobia. L’omofobia nel 2019 esiste ancora e si è evoluta nascondendosi sotto lo slogan: “Difendiamo la famiglia”. Rendendomi conto di aver compreso questo solo dopo un’attenta e ampia ricerca, ho pensato alla moltitudine di persone che magari condivide davvero il pensiero della “difesa della famiglia”, ma ignora le reali e subdole motivazioni che portano queste associazioni e movimenti a prodigare il bene della famiglia “naturale”, esclusivamente attraverso la propaganda del divieto alla concessione di diritti verso gli omosessuali. Ma questo non vuole essere un film sull’omofobia. In molti di quegli articoli letti e riletti ci sono voci autorevoli di medici, psicologi, studiosi e docenti universitari che parlano di “anormalità”. Quindi questo vuole essere un film sulla bellezza di tante “normalità” differenti, che esistono e fanno parte di una realtà che va affrontata e compresa, cosa che in questo Paese probabilmente non è mai stata fatta a livello antropologico, ma che da adesso è stata introdotta a livello politico e legislativo. Gli italiani saranno pronti? In un periodo storico in cui anche il Papa, massimo esponente del credo cattolico, ha dichiarato al mondo intero: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», mi chiedo come sia possibile che venga ancora propagandato odio verso chi possiede un orientamento sessuale differente, per giunta senza neanche dichiararlo apertamente ma camuffandolo da «messaggio per la difesa della famiglia» così da allargare il più possibile la cerchia di ricettori di quel velato ma pericoloso messaggio: «I vostri figli e le vostre famiglie sono in pericolo perché gli omosessuali si uniscono, si sposano e si amano». Io credo che il velo debba essere sollevato, anche a causa di un´intolleranza diffusa non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, provocando a volte stragi e suicidi.

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