Consumatori
Natale 2020 e acquisti online: occhio alle truffe e al fake food
La Coldiretti lancia l’allarme truffe per il Natale 2020, con il suo +29,2% di spesa online. Ecco come difendersi dal fake food, o cibo truffa
Il Natale 2020 e gli acquisti di cibo e regali saranno quest’anno caratterizzati dalla spesa online, che segna un aumento record pari a +29,2% negli ultimi mesi. Ma, proprio per questo, aumenta di pari passo il rischio di truffe.
Spese per miliardi di euro
L’aumento record del commercio elettronico, dovuto anche gioco forza a causa del lockdown, segna dunque un potenziale rischio per i cittadini e consumatori: tenuto conto che lo scorso anno per le feste di Natale e Capodanno sono stati spesi 5 miliardi di euro per imbandire le tavole.
Stop al cibo Fake
I dati emergono da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi ai primi nove mesi dell’anno e divulgata in occasione della web conferenze “#NoFakeFood. Stop agropirateria: difesa del Made in Italy e del patrimonio agroalimentare da contraffazioni e italian sounding”.
Non solo truffe ma anche rischi per la salute
Acquistando beni alimentari online il rischio maggiore è quello di incorrere in prodotti di bassa qualità o addirittura contraffatti, con rischi potenziali anche per la salute come dimostra il rapporto dell’Istituto per la tutela della qualità e repressione frodi (Icrqf) che nei quattro mesi della prima ondata dell’emergenza Covid ha effettuato ben 558 interventi per la rimozione di inserzioni irregolari di prodotti alimentari sui siti Alibaba, Amazon ed e-Bay nel periodo da febbraio a maggio 2020.
I prodotti più taroccati
Tra i prodotti più taroccati – sottolinea la Coldiretti – c’è certamente l’olio di oliva extravergine che ha il 45% dei casi di irregolarità ma sotto attacco ci sono anche i formaggi più prestigiosi come Parmigiano Reggiano e il Gorgonzola, i salumi dalla Soppressata al Capocollo, dalla salsiccia alla pancetta di Calabria fino al prosciutto Toscano e anche i vini a partire dal Prosecco (5%). Le contraffazioni riguardano anche i prodotti tutelati a livello comunitario come quelli biologici o a denominazione di origine Dop/Igp per le quali l’Italia detiene il primato a livello europeo con ben 305 riconoscimenti.
I kit fake
Sul web tra le falsificazioni spiccano anche i cosiddetti kit per produrre formaggi e vini italiani: i cheese-kit e i wine-kit. In merito ai cheese-kit, sono state scoperte confezioni contenenti tutto il necessario per ottenere una mozzarella in 30 minuti o altri formaggi italiani in 2 mesi. Il wine-kit invece è lo strumento utilizzato per la preparazione di vino in polvere: consiste in un preparato solubile in polvere che, stante a quanto dichiarato sulla confezione, permetterebbe di riprodurre i più noti vini italiani, quali il Brunello o il Barolo. Il problema è anche normativo: se in alcuni Paesi la vendita dei kit è illegale; in altri non lo è.
Gli italiani voglio il vero Made in Italy
«Con l’emergenza Covid più di 8 italiani su 10 (82%) cercano sugli scaffali dei supermercati e vogliono portare sulle tavole di casa i prodotti del vero Made in Italy per sostenere l’economia e il lavoro degli italiani», ha affermato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «la voglia di 100% Made in Italy è una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione e i mercati degli agricoltori di Campagna Amica per promuovere le produzioni del territori e combattere il fake food».
I falsi Made in Italy fruttano miliardi di euro
Sulle tavole di tutto il mondo, con l’emergenza Covid e la frenata del commercio internazionale, i falsi Made in Italy a tavola hanno superato, secondo l’analisi della Coldiretti, l’astronomica cifra di 100 miliardi di euro, sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia. Infatti – aggiunge Coldiretti – dalla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere trecentomila nuovi posti di lavoro.
Come difendersi dal cibo fake
Il consiglio della Coldiretti anche in vista dell’ appuntamento con il Natale a tavola è quello di verificare l’identità del venditore online privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene a una rete strutturata di agricoltori come Campagna Amica, ma anche di assicurarsi che il prodotto in vendita sia realmente tipico della zona da cui proviene, magari stando attenti che il nome del prodotto non sia “storpiato” come spesso accade quando ci si trova davanti delle imitazioni delle più note specialità Made in Italy. Sulle immagini dei prodotti vanno cercate, se possibile, le indicazioni in etichetta relative all’origine. I prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) devono avere ben evidente il logo che li contraddistingue. In caso di prodotto venduto come biologico, occorre anche qui controllare che riporti in etichetta il logo europeo che certifica che la produzione sia stata effettuata con metodi bio. Ma bisogna pure diffidare dei prezzi troppo bassi per prodotti agroalimentari di particolare pregio.
L’obbligo di etichetta
Grazie al pressing della Coldiretti c’è in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per la carne impiegata nei salumi, entrato in vigore proprio lo scorso 15 novembre, ma anche quella per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.
I consigli antifrode per la spesa online
• Verificare l’identità del venditore on line privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene a una rete strutturata di vendita diretta
• Fare attenzione a storpiature, anche minime, del nome del prodotto, che spesso rivelano che si tratta di imitazioni
• Verificare nelle immagini dei prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) che ci sia il logo che li contraddistingue
• In caso di prodotto venduto come biologico, controllare che riporti in etichetta il logo europeo corrispondente
• Leggere attentamente tutte le indicazioni presenti in etichette, a partire da quelle relative all’origine
• Diffidare dei prezzi troppo bassi per prodotti agroalimentari di particolare pregio
Fonte ed elaborazione Coldiretti