Consumatori
Il Piemonte riapre, ma i prezzi degli alimentari schizzano alle stelle
Effetto Coronavirus o che altro? Quale che sia la causa, i prezzi di frutta e verdura, pasta, carne, latte e altri generi alimentari sono aumentati in modo esponenziale. L’indagine
Sarà l’effetto del lockdown stretto, in vigore sino allo scorso lunedì, o la mancata richiesta da parte di ristoranti e altre aziende di alimentari che hanno ridotto la concorrenza. Fatto sta, che i consumatori si sono ritrovati un’altra “bella” sorpresa: il prezzo di frutta e verdura nell’ultimo mese è aumentato in modo esponenziale.
I prezzi schizzano
Secondo un’indagine condotta da Coldiretti, nel mese di aprile 2020 i prezzi al consumo di frutta e verdura sono letteralmente schizzati. L’analisi basata sui dati Istat ha evidenziato in particolare un aumento del prezzo della frutta pari al +8,4%; della verdura +5%, ma anche di latte +4,1% e salumi +3,4%. «In contrasto con l’andamento dell’inflazione, che ad aprile su base tendenziale si è azzerata, il carrello della spesa registra un rincaro rilevante per molti prodotti alimentari la cui domanda – sottolinea la Coldiretti – è stata fortemente influenzata dal lungo periodo di quarantena».
A caccia di vitamine
Con l’emergenza Coronavirus – fa notare la Coldiretti – gli italiani vanno a caccia di vitamine per aiutare a rafforzare il sistema immunitario contro il virus, con balzi della spesa trainati dalla voglia di avere in casa una riserva naturale di vitamine consigliata anche dall’ISS che sul sito, nei consigli sull’alimentazione durante l’emergenza COVID-19, invita proprio ad «aumentare la quota di alimenti vegetali nella nostra dieta» con «più frutta e verdura e più legumi in ogni pasto della giornata».
La paura di rimanere senza cibo
Secondo la Coldiretti, «a spingere in alto la spesa è stata anche la paura di rimanere senza scorte con la dispensa vuota che ha favorito l’acquisto di prodotti a lunga conservazione. Infatti, ad aumentare è stato anche il prezzo della pasta (+3,7%), dei piatti pronti (+2,5%), del burro (+2,5%), dei formaggi +2,4%), dello zucchero (+2,4%), degli alcolici (+2,1%) delle carni (+2%), del pesce surgelato (+4,2%) e dell’acqua (+2,6%).
Il peso delle chiusure
A pesare sull’aumento dei prezzi, secondo la Coldiretti «è il persistere della chiusura di ristoranti, bar, agriturismi e, in molte regioni, anche dei mercati rionali e degli agricoltori che moltiplicando le offerte ampliano la concorrenza aumentando le possibilità di scelta dei consumatori. Una situazione aggravata dai problemi nei trasporti per le difficoltà dei camion a viaggiare a pieno carico sia all’andata che al ritorno in conseguenza del blocco di molte attività produttive, con la conseguenza che quasi sei aziende ortofrutticole su dieci (57%) sono in difficoltà secondo l’analisi Coldiretti/Ixe’ che evidenzia anche la frenata nelle esportazioni Made in Italy.
Un effetto a valanga
La chiusura forzata del canale della ristorazione ha infatti provocato un effetto a valanga sull’agroalimentare nazionale con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu che sale a 5 miliardi per effetto del lockdown prorogato al primo giugno, secondo una stima della Coldiretti. Il lungo periodo di chiusura – sottolinea la Coldiretti – sta pesando su molte imprese dell’agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco e sui quali gravano anche le difficoltà all’esportazione con molti Paesi stranieri che hanno adottato le stesse misure di blocco alla ristorazione. La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza coronavirus – conclude la Coldiretti – era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani per un valore di 85 miliardi di euro all’anno.
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Immagine di copertina: mercato di corso Racconigi a Torino. Foto di Sandra Vacca
Marilena Giribaldi
7 Maggio 2020 at 8:23
Assolutamente vero, riscontrato personalmente, purtroppo.