Consumatori
Torino riparte più povera: dal centro alla periferia i negozi che non riapriranno più
La riapertura e la ripartenza rivelano una Torino più povera. Pochi soldi da spendere nelle famiglie e decine i negozi che, dal centro alla cintura, non riapriranno più. Il perché e la situazione
TORINO. La ripartenza della Fase 2 è iniziata ieri a pieno regime, con strade trafficate e tanta gente in giro per la città e il centro. Ma è una ripartenza che rivela una Torino più povera, dopo il lockdown del mesi scorsi. Le famiglie hanno meno denaro da spendere, e gli esercizi commerciali che stentavano a sopravvivere difficilmente ci riusciranno e molti non riapriranno neppure.
Affittasi ovunque
Basta fare un giro per Torino per rendersi conto della situazione: decine e decine i cartelli “Affittasi” o “Vendesi” affissi sulle vetrine e le serrande dove, prima dell’emergenza Coronavirus, c’era un negozio. E dovrebbe essere la Torino della ripartenza. Complice il blocco per il contenimento dell’epidemia, sommato alle spese sempre più elevate e gli affitti che i proprietari in molti casi si sono rifiutati di abbassare, fatto sta che molti esercizi commerciali hanno gettato la spugna. Così tra svendite, “svuota tutto” e saracinesche che non si alzeranno più, questa è la desolante situazione a partire dal centro della città sino alle periferie e alla cintura.
Si svende tutto
Se si fa un giro per il centro di Torino si noterà che sono attive molte svendite straordinarie o liquidazioni. È l’effetto del lockdown, dicono in molti dei negozianti. Ma non solo. Perché, sempre in tanti, lamento un mancato aiuto – specie per far fronte alle spese che durante il lockdown non sono state messe in stand-by. E così per molti torinesi l’hashtag #andràtuttobene non è stato veritiero, perché non è affatto andata bene.
I clienti mancano all’appello
Uno dei problemi di questa ripresa è che mancano i clienti. Come sottolineato da Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti, «Una significativa parte di consumatori manca all’appello, non si sa ancora per quanto: sono i tanti lavoratori che a oggi non hanno ancora ricevuto il denaro della cassa integrazione». «La scommessa ora – prosegue Banchieri – è quella di mettere in grado i commercianti che hanno aperto o stanno aprendo di continuare a svolgere la loro attività: perché ciò accada, c’è bisogno che il settore venga sostenuto in modo assai più ampio ed efficace di quanto non sia avvenuto finora, soprattutto dal punto di vista della liquidità. Non basta aprire un giorno, bisogna poterlo fare sempre».
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