Cronaca Live
Chi ha liberato l’autista Gtt senza il test? L’uomo era in quarantena con febbre, ma torna al lavoro
Coronavirus e l’inquietante storia di un autista GTT che rientra al lavoro dopo la quarantena, i sintomi e la febbre senza aver fatto il test che dica se ha il Covid-19. Chi l’ha liberato?
Ha dell’inquietante la vicenda occorsa a un autista di GTT Torino che deve rientrare al lavoro dopo essere stato in quarantena perché presentava tutti i sintomi dell’infezione da Coronavirus Covid-19, con anche febbre. Chi si assume la responsabilità di questa “liberazione”?
La storia dell’autista GTT
Il signor Pierluigi Alberti, autista di Gtt Torino, ha iniziato a sviluppare i tipici sintomi dell’infezione da Coronavirus Covid-19 a metà del mese di marzo. Nel giro di qualche giorno si è ritrovato costretto a letto con febbre che oscillava tra i 38,5° e i 39,5°. Si mette così in mutua, anche perché faceva fatica a respirare – proprio come accade quando si contrae questa terribile malattia. Solo che nessuno sa davvero se il signor Alberti ha contratto questo virus o no, dato che non gli è stato fatto il tampone. E, cosa ancora più assurda, è stato reintegrato in servizio senza sapere se è (ancora) positivo o meno – e dunque potenzialmente contagioso.
Le ha provate tutte ma…
«Le ho provate tutte – spiega Alberti in un’intervista a La Stampa – Prima ho parlato con il mio medico curante, e lui mi ha semplicemente detto di rimanere a casa a letto». Quando poi ha cercato di farsi fare il tampone, chiamando più e più volte il numero verde della Regione, ha ricevuto sempre la stessa risposta: «Siamo a corto di tamponi, li effettuiamo solo in situazioni gravissime o su indicazioni del dottore di famiglia». Rimanendo a disposizione solo più l’azienda per cui lavora, anche da Gtt si è visto rispondere: «Ci affidiamo all’analisi dei medici di base: se non c’è un caso conclamato, si rientra a lavoro». E così, martedì prossimo dovrà rientrare al lavoro.
Ma è dovuto stare in isolamento, e i sintomi non passano
Nonostante non vi fosse alcuno che potesse dirgli se era ammalato di Coronavirus o no, il signor Alberti è rimasto in isolamento sino a oggi. E non potendo nemmeno andare a trovare la madre di 85 anni, bisognosa di aiuto, si è dovuto affidare alla sorella per questo.
Con la prospettiva ora di tornare al lavoro, l’autista Gtt non si sente tranquillo visto che alcuni sintomi ancora lo perseguitano: tra questi «continui colpi di tosse e le mucose infiammate».
Ho paura!
Visto che nessuno lo ha ascoltato, il signor Alberti ha deciso di rivolgersi direttamente al Comune di Torino alla Regione Piemonte e al Prefetto di Torino. In una mail che ha inviato a tutti scrive: «Ho paura per i passeggeri, per i miei colleghi e per la mia famiglia: se sono un portatore di Covid-19 ho il diritto di saperlo. In quanto lavoratore del settore pubblico, ho una responsabilità morale aggiuntiva rispetto agli altri». Ma dall’altra parte le notizie in risposta non sono rassicuranti: «Dal settore igiene ambientale, che in questo periodo è precettato per l’emergenza, mi hanno detto che sul tampone decidono i medici curanti e l’unica eccezione riguarda i casi gravissimi o gli italiani in rientro dall’estero. Io, in ogni caso, non ho intenzione di arrendermi», conclude il signor Alberti. Ma se sono tuti d’accordo che bisogna ridurre il più possibile le potenziali fonti di contagio – e le misure di contenimento sono state emanate proprio per questo – allora perché nessuno fa fare questo benedetto test all’autista?
VEDI ANCHE: Coronavirus Covid-19, il fallimento dell’Europa.
Immagine di copertina rappresentativa. Credit: pixabay-engin-akyurt
Lucky
8 Aprile 2020 at 15:07
Mi piacerebbe capire cosa bisogna fare per farsi fare un test possibile che può andare a lavorare a rischio di infettare chi trasporta? Siamo proprio in Italia la burocrazia e troppa non si sa mai a che porta bussare.