Cronaca Live
La salute dei cittadini viene salvaguardata? Storia di un contagio annunciato
Chi di noi è davvero al sicuro? La storia di un poliziotto che tutti dovrebbero conoscere
TORINO – Le buone intenzioni, gli sforzi annunciati per cercare di contenere il contagio di fatto vanno a cozzare con la realtà delle storie quotidiane. Un collega, un poliziotto, con la moglie dipendente comunale, corrono seri rischi grazie all’indifferenza di chi dovrebbe rispondere con efficienza al contagio, racconta Eugenio Bravo, segretario Generale del SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia di Torino).
Semplice influenza o coronavirus?
La moglie del poliziotto – spiega Bravo – ha avuto l’influenza intorno al 7-8 marzo, il medico curante riteneva fosse una semplice influenza. Il 16 marzo, quindi più di una settimana dopo, la moglie accusa una crisi respiratoria e viene ricoverata in ospedale. In quel momento le vengono eseguite tutte le analisi del caso: era positiva al covid19. Va da sé che il poliziotto deve essere messo obbligatoriamente in quarantena.
Dimessa il 23 marzo
La moglie, il 23, marzo viene dimessa dall’ospedale e collocata in isolamento domiciliare. A questo punto al poliziotto viene prolungata la quarantena fino al 5 aprile. Il 4 aprile, come di routine, in assenza di sintomi viene effettuato alla moglie il primo tampone di verifica. L’ 8 aprile la moglie ritira il risultato: l’esito è negativo. Nel frattempo, il marito rientra in servizio. Fin qui tutto normale, se non fosse che 2-3 giorni dopo alla moglie viene effettuato il secondo tampone di verifica. Il risultato, tuttavia, non viene comunicato prima del 14 aprile. E, quel giorno, con molto stupore, l’esito è nuovamente positivo.
Altra quarantena
Per il poliziotto inizia una nuova quarantena. Il collega – prosegue Bravo – viene rimesso in quarantena insieme ad altri 3 colleghi dell’ufficio, anche se ha avuto stretti contatti con molti altri poliziotti. Il collega asintomatico o meno, non è MAI STATO sottoposto al tampone!
Di chi è la responsabilità?
«Non ci interessa sapere di chi sono le colpe e le responsabilità, quello che ci interessa è far capire a chi ha l’onere di contenere questa pandemia, quanto sia necessario effettuare i tamponi, soprattutto di fronte a situazioni cosi conclamate. Non possiamo contestare alcunché al Questore di Torino che insieme al Siulp, ciascuno per propria competenza e attraverso i propri mezzi, ha inoltrato urgenti richieste per sottoporre a tamponi i poliziotti; anche perché, attendere di entrare in ospedale prima di fare il tampone, forse, è veramente troppo tardi per frenare l’epidemia e per salvaguardare la vita delle persone. Siamo consapevoli della criticità della situazione in generale e, tuttavia, non possiamo limitarci a una mera testimonianza ma, ci corre l’obbligo morale di segnalare e richiamare con forza, la necessaria attenzione di chi ha la responsabilità di salvaguardare la salute dei cittadini e di chi è sovraesposto al contagio. Attendiamo fiduciosi che i protocolli assumano una procedura veloce ed efficace (tamponi o test sierologico) in grado veramente di controllare e contenere questa maledetta pandemia», conclude Bravo.
Informazioni fornite dal Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia