Cronaca Live
Maestra vittima revenge porn licenziata, la preside: «cercate di farla sbagliare»
Processo del caso revenge porn per una maestra di un asilo del Torinese. La preside avrebbe incitato le colleghe a farla sbagliare per avere un pretesto per cacciarla
TORINO – Ricordate la vicenda della giovane maestra licenziata dopo che l’ex aveva diffuso foto e un video hard su WhatsApp? Ne abbiam parlato tempo fa (vedi l’articolo). Ora si sta svolgendo il processo alla dirigente scolastica e alle altre coinvolte nella vicenda.
Fatela sbagliare
Ieri, durante il processo in Tribunale, è stato fatto ascoltare un brano in cui emerge che la preside si sarebbe rivolta via chat alle colleghe della maestra licenziata. Nell’audio, attribuito alla dirigente scolastica, si sente: «Io prendo ogni pretesto per mandarla via. Cercate di farla sbagliare».
Il revenge porn
Per chi non sapesse di cosa si tratta, il cosiddetto Revenge Porn è quell’atto di diffondere immagini o video a sfondo sessuale. Il testo di legge che ha ottenuto il consenso dalla commissione Giustizia e dalla Camera prevede che «chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro».
La testimonianza di un’insegnante
Durante l’udienza di ieri è stata ascoltata in qualità di testimone anche una seconda insegnante. La donna, tuttavia, si è espressa con molti «non ricordo». Per questo motivo, si è passati a leggere alcuni brani trascritti durante la deposizione resa nel corso delle indagini preliminari: «Per quella storia la collega stava male, era sconvolta. Noi cercammo di consolarla, di starle vicini, manifestammo il nostro affetto con abbracci e pacche sulla spalla. La preside le consigliò di prendersi un periodo di riposo e la lasciò libera di decidere se dimettersi o meno. Era la nostra collega, dopo la riunione, a volersi dimettere: disse che non se la sentiva di guardare in faccia i genitori e i bambini».
Costretta a licenziarsi
In contraddizione a quanto avrebbe dunque dichiarato una delle colleghe, la maestra d’asilo al centro della vicenda avrebbe invece ribadito di essere stata praticamente costretta a licenziarsi. Durante le precedenti udienze avrebbe infine dichiarato: «Finalmente ho potuto a raccontare la mia storia. Mi sono tolta un peso». Intanto il processo prosegue.