Cronaca Live
Torino, lo operano al cervello e intanto lui suona
Un paziente suona mentre viene operato al cervello alle Molinette di Torino con la tecnica asleep-awake. Un intervento unico
Un giovane musicista è stato operato da sveglio al cervello presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. E mentre i chirurghi lo operavano, lui suonava chitarra e tamburello. L’eccezionale intervento è stato eseguito con tecnica asleep-awake presso la Neurochirurgia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, diretta dal professor Diego Garbossa.
Suonare mentre ti operano
In realtà quello del suonare mentre si è operati al cervello non è cosa nuova, è infatti già accaduto sia un paio di anni fa che lo scorso anno negli USA. In Italia – anche se non proprio – è per molti un po’ una novità. Nella fattispecie, a essere operato nei giorni scorsi è stato un giovane musicista professionista di 35 anni. Lui, fa parte di una nota band torinese, chiamata La Stanza di Greta, che è già stata vincitrice nel 2017 della “Targa Tenco” per la migliore opera prima.
L’intervento al cervello
Il giovane era portatore di un’estesa neoformazione a livello del lobo temporale e insulare destro. L’intervento – riporta una nota della Città della Salute – richiedeva di preservare con la massima probabilità possibile, le sue abilità creative e di improvvisazione musicale, cardine fondante della sua vita privata e lavorativa. Così, in accordo con il paziente, l’équipe di Neurochirurgia dedicata all’awake surgery ha pianificato l’intervento che è poi stato eseguito – questo in collaborazione con gli anestesisti dell’Anestesia e Rianimazione 2 ospedaliera (diretta dal dottor Roberto Balagna) e degli psicologi della Psicologia Clinica e oncologica universitaria (diretta dal professor Giuliano Geminiani).
Il risveglio sotto i ferri
Dopo la prima fase in anestesia generale, durante la quale è stato eseguito l’accesso chirurgico, il paziente è stato risvegliato in sala e si è proceduto con il brain mapping al fine di identificare un’area corticale “safe” da cui iniziare ad aggredire la lesione. Durante il brain mapping il paziente ha alternato alla testistica “classica” somministrata dalla neuropsicologa, momenti di improvvisazione ed esecuzione di brani musicali con ausilio di chitarra acustica e tamburello a mano. Tale monitoraggio è proseguito anche durante la rimozione del tumore secondo i criteri della “maximal safe resection”. Durante tutta la procedura e al termine, il paziente non ha riportato alcun deficit: difatti il controllo TC post-operatorio ha dimostrato il buon esito della stessa.
Non è stata la prima volta
Come accennato all’inizio, anche se per molti è una novità, non è in verità la prima volta che l’équipe formata da Diego Garbossa, Antonio Melcarne, Matteo Monticelli, Filippo Veneziani Santonio, Pietro Zeppa ha utilizzato questa metodica, ossia quella della chirurgia a paziente sveglio (awake surgery). Anzi, il gruppo da qualche tempo sfrutta la possibilità di testare le cosiddette “funzioni superiori” dell’essere umano in sala operatoria, durante la rimozione di selezionate lesioni espansive cerebrali, al fine di ottenere un’exeresi (rimozione) massimale con minimi rischi di deficit neurologici permanenti per il paziente, monitorandone, tramite opportuna testistica, funzioni come linguaggio, insight, abilità visuo-spaziali ecc. non altrimenti monitorabili in condizioni di narcosi (anestesia generale). Questa volta però a tali obiettivi se ne è aggiunto un altro, quello di preservare le abilità creative e di improvvisazione musicale, cardine fondante della vita del paziente, conclude la nota.
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