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Rsa Piemontesi, bombe epidemiologiche pronte a esplodere. Ma la regione è in clamoroso ritardo

Aumentano i contagi nelle Rsa del Piemonte. Silvio Magliano: “sono bombe epidemiologiche”. Ma la Giunta Regionale è indietro di un mese. Ecco perchè

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Coronavirus terapia intensiva

TORINO – Nelle Rsa del Piemonte risultano ospitate 1300 persone positive al Covid-19. Ma i tamponi che hanno dato esito affermativo sono solo 189, su 3 mila, tutti gli altri sono soggetti che vengono considerati positivi per i sintomi che presentano, senza la prova del tampone. Il dato poi è da mettere in rapporto ai 29.772 occupanti dei posti letto nelle Rsa, sui 36.224 totali. I dati sono stati comunicati oggi in Commissione Sanità, alla presenza dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, dall’assessore al Sociale della Giunta Cirio, Chiara Caucino.

Screening a ospiti e operatori

Nei giorni scorsi la Regione aveva pianificato uno screening di tutti gli ospiti e operatori delle Rsa con test rapidi in grado di verificare l’eventuale presenza di anticorpi contro il Coronavirus. Ma il progetto è stato bloccato dal Ministero della Salute per cui la Regione tornerà al metodo del tampone, esame al quale intede sottoporre tutti gli ospiti e gli operatori delle Rsa piemontesi.

RSA drammatica urgenza, ma la Regione è in clamoroso ritardo


Oltre 1.300 positivi su 3.000 mila test nelle strutture del territorio: una bomba epidemiologica nella cui gestione la Giunta regionale è indietro di un mese. Nessuna programmazione, nessun piano con date precise. Smettiamola di dire che il problema “è dei privati”, la Regione tuteli la salute pubblica. Siano garantiti cambi (visori, camici, mascherine e guanti) al personale medico, dichiara Silvio Magliano, Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati del Consiglio Regionale del Piemonte.

Nessun piano preciso e credibile

Sulle RSA – spiega Magliano – ci aspettavamo un piano preciso e credibile per i prossimi venti giorni e non l’abbiamo avuto. Chiedevamo le date programmate per i prossimi interventi e non abbiamo avuto mezza risposta.  Nel corso della surreale seduta in videoconferenza di ieri pomeriggio della Commissione Sanità (tutta dedicata al tema), l’Assessora al Gerundio Caucino si rifugia in formule vaghe (“stiamo facendo“, “stiamo decidendo“) che non solo non cancellano, ma fanno aumentare di molto la nostra preoccupazione. 
Un dato su tutti: su 3.000 test effettuati nelle RSA del territorio i risultati positivi sono oltre 1.300. Quanti tra gli operatori? Quanti tra gli ospiti? La Giunta non sa rispondere. Anzi, neanche ci prova, continua Magliano.

Un piano di intervento

“Ho chiesto di avere il piano di intervento delle Asl per sapere in che giorno saranno fatti i tamponi e come si intendano gestire i casi di positività; ho chiesto quali siano i piani per la cura dei malati e per la tutela dei sani. Di nuovo, nessuna risposta.  Sono oltre 50mila i piemontesi in 751 strutture (466 delle quali RSA): la Giunta è in ritardo di almeno un mese rispetto a una pianificazione sensata di controllo e monitoraggio dell’intero settore.
Le segnalazioni che giungono e giungeranno all’indirizzo email (presidi_unitacrisi@regione.piemonte.it) aperto e ampiamente pubblicizzato sul web e sui vari canali social, pagina FB dell’Assessore compresa, avranno un seguito? Come saranno gestite? Quali contromisure si prenderanno? Ho chiesto che tutti i messaggi ricevano una risposta”.

RSA, bombe epidemiologiche

“Le RSA sono bombe epidemiologiche pronte a esplodere (in alcuni casi sono anzi già esplose). La situazione è grave ma gli apprendisti stregoni al governo della Regione stanno dimostrando di non avere assolutamente colto l’urgenza del problema. Non vogliamo più sentire che il problema “è dei privati” (formula più volte utilizzata dalla Giunta): è irrilevante se le strutture lo sono, perché la salute pubblica è una responsabilità della Regione”, spiega Magliano. “Sugli ospedali – conclude – ho nuovamente sollecitato la disponibilità di camici, visori, guanti e mascherine per i medici: il personale medico, attualmente, non avendo a disposizione cambi, passa interi turni di lavoro, che spesso raggiungono e talvolta superano le 10-12 ore, senza bere un sorso d’acqua e senza concedersi una pausa fisiologica”.

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