Curiosità
Anche Torino ha la sua Atlantide, ecco dove si trova
Una città misteriosa, un luogo affascinante, una storia che ha lasciato tracce indelebili
Considerata al limite tra storia e leggenda la scomparsa di Atlantide è conosciuta in tutto il mondo. Meno conosciuta è invece, un’altra città situata a due passi da Torino. Anch’essa sarebbe stata inghiottita da una terribile alluvione seppellendo tutto – o quasi – ciò che si trovava all’interno. Ma alcuni resti parlano di un luogo scomparso, di tradizioni dimenticate, di una zona tanto affascinante quanto misteriosa. Di cosa stiamo parlando? Dell’antichissima città di Rama, scoperta grazie alle ricerche di Giancarlo Barbadoro persona che conoscevo personalmente e che stimavo profondamente come uomo e come ricercatore.
Rama, l’Atlantide torinese
I misteri, da che mondo e mondo, hanno sempre appassionato la mente delle persone curiose e intelligenti. E, spesso, dietro a ogni domanda ci sono altre migliaia di quesiti a cui è doveroso rispondere. E quella di Rama è senz’altro una storia che merita di essere approfondita: se i resti ci parlano di un’antichissima città, come erano le tradizioni dei popoli che hanno vissuto prima di lasciare il nuovo mondo a noi? A chiederselo sono in tanti. Tant’è vero che turisti da ogni angolo del pianeta vanno a visitare il luogo in cui un tempo sorgeva Rama immaginando la vita, le emozioni e la storia di un popolo che ha messo le fondamenta nella terra che noi calpestiamo ogni giorno.
Dove si trova Rama?
Rama si trova in Val di Susa ma il periodo storico è davvero difficile da identificare, esattamente come accade per Atlantide. Tra le poche prove che si hanno a disposizione vi è una piantina risalente al 1764 che colloca l’Antica Città tra Bussoleno, Chianocco e San Giorio di Susa. Secondo alcune teorie questa fiorente città situata nel monte Rocciamelone, sarebbe stata sommersa da una tragica alluvione.
I resti della città di Rama
I resti della mura della città di Rama si trovano in Val di Susa. Si può visitare, per esempio, il Bosco del Maometto nei pressi di Borgone di Susa e Dan Didero. La zona è costellata da costruzioni datate intorno all’età del Ferro (2000 a.C)
Cosa rimane di Rama?
Non molto purtroppo. Alcune ricostruzioni ci parlano degli abitanti di Rama come una comunità sciamanica, ovvero di un popolo che interagiva costantemente con la Natura. Le leggende parlando del Dio Fetonte che, una volta sceso da cielo, avrebbe interagito con gli esseri umani e insegnato loro diverse arti e scienze. Prima di lasciare gli uomini, però, avrebbe fatto costruire un’enorme ruota d’oro nella quale avrebbe racchiuso tutta la conoscenza trasmessa agli abitanti della zona. Se da un lato molti catalogano tutto ciò come semplici leggende prive di fondamento, dall’altro sempre più persone continuano a porsi le giuste domande. Se tutto ciò può essere relegato a semplice fantasia, infatti, c’è da chiedersi come siano state costruite in epoche tanto remote delle imponenti mura con massi di pietre enormi perfettamente squadrati e posizionate una sull’altra. Un déjà-vu che, per altro, si trova in diverse parti del mondo e che affascina studiosi di tutto il mondo. Si tratta di costruzioni complesse per i giorni nostri: come facevano i nostri antenati a realizzarle così bene?
Cos’era la città di Rama?
Nessuno sa cosa fosse veramente, un tempo, la città di Rama: era davvero una semplice comunità che viveva a contatto con la Natura? O era portatrice di una conoscenza antichissima che non ha mai potuto tramandare ai posteri a causa dell’alluvione (o un forte terremoto secondo altre teorie)? Come sempre, le risposte iniziano nel luogo in cui tutto è sorto. E questo posto magico, una volta visitato, non farà altro che portarci a nuove domande.
E’ possibile approfondire l’argomento leggendo alcuni articoli del suo scopritore, Giancarlo Bardadoro:
https://www.luoghimisteriosi.it/piemonte/rama.html
http://www.shan-newspaper.com/web/sciamanesimo/1875-il-libro-doro-dei-druidi-di-rama.html
Foto rappresentativa
Elisabetta Pi
18 Settembre 2020 at 8:14
Un racconto affascinante.
L’articolo però trae in inganno perché sostiene di conoscere dove sono i resti delle mura di Rama, ma non lo precisa, né ci sono foto.
Verosimilmente non è una ricerca diretta, ma riportata. Quali sono le fonti?
Dario Messidoro
18 Settembre 2020 at 8:19
Bell’articolo, che però non potrebbe essere stato scritto senza il lavoro di una vita di ricerche di Giancarlo Barbadoro che insieme a Rosalba Nattero ha scritto diversi libri sull’argomento che costituiscono la fonte principale d’i informazioni sulla storia di Rama. http://www.shan-newspaper.com/web/sciamanesimo/1875-il-libro-doro-dei-druidi-di-rama.html
Mario Pulieri
18 Settembre 2020 at 8:21
Interessante articolo su un tesoro megalitico di enorme valore. Però per correttezza di cronaca mi sarei aspettato un’informazione più completa e detagliata sulle fonti da cui sono stati ricavati i contenuti dell’articolo citando ad esempio gli studi del ricercatore Giancarlo Barbadoro che per primo in Italia si è messo sulle tracce della città di Rama sin dagli anni 70 fino ad arrivare alle scoperte delle mura della mitica città e a pubblicare numersi libri ed articoli sulla sua storia, in parte ripresa nell’articolo.
Rossana
18 Settembre 2020 at 8:26
Molto interessante , quando e da chi e’ stata scoperta ? Ci sono libri che ne parlano ?
Donatella Devona
18 Settembre 2020 at 8:30
Credo sia necessario citare in proposito il ricercatore Giancarlo Barbadoro che seguendo le tracce della leggenda, arrivò a trovare le testimonianze della realtà di questa antica città megalitica, come aveva fatto Schliemann che trovò Troia usando I poemi omerici come guida.
Rossana
18 Settembre 2020 at 8:31
Interessante , e’ possibile avere il nome di qualche libro che ne parla ? L’ hanno scoperta di recente ? Chi ?
Rossana
18 Settembre 2020 at 8:32
Interessante , quali sono le fonti ?
Gilda Paolicchi
18 Settembre 2020 at 8:35
Bell’articolo ma l’autrice non cita le fonti da cui ha preso le informazioni. Tutte le ricerche su Rama sono state condotte dagli anni ‘70 da Giancarlo Barbadoro che, insieme a Rosalba Nattero, ha scritto libri e articoli sull’argomento.
Mirella
18 Settembre 2020 at 8:37
Articolo interessante, mi piacerebbe conoscere le fonti che lo hanno ispirato
Paolo
18 Settembre 2020 at 8:44
Interessante. Ma le fonti? Quali sono?
Sebastiano Martina
18 Settembre 2020 at 9:02
Che l’articolo sia vaghissimo e senza riferimenti è vero. Dopodiché mi fa ridere che una dozzina di “utenti” in nemmeno mezz’ora (e alle 8 del mattino) invocano a gran voce Barbadoro in post tutti uguali. Il fascino proibito del multi-nick.
Mario Pulieri
18 Settembre 2020 at 9:52
Beh probabilmente perché i testi di Barbadoro e Nattero sull’argomento sono molto noti e hanno raggiunto un vasto pubblico che quindi conosce le vicende storiche su Rama.
Luisa
18 Settembre 2020 at 21:36
Bella osservazione
Adriana Belmonte
19 Settembre 2020 at 18:56
Molto interessante