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Economia - Regione

Reddito e pensione di cittadinanza in Piemonte, aumentano le persone che li percepiscono

In Piemonte aumentano i nuclei familiari che percepiscono reddito e pensione di cittadinanza, segno che la povertà dilaga. Il fenomeno interessa soprattutto le province di Torino e Alessandria. Tutti i dati

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Povertà in Piemonte aumenta

Il Piemonte si scopre più povero. Lo dimostra in parte il nuovo rapporto che Ires Piemonte ha presentato al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socioeconomica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia da Coronavirus e la loro graduale rimozione.

L’aumento dei casi

In Piemonte si è dunque passati dai 53.505 del 2019 agli attuali 61.762 redditi di cittadinanza e pensione percepiti. Il fenomeno interessa soprattutto le province di Torino (da 31.768 a 37.367) e Alessandria (da 5.693 a 6.403). Per quanto riguarda il cosiddetto Rem (Reddito di emergenza), riporta una nota della Regione – iniziativa straordinaria di sostegno al reddito introdotta per supportare i nuclei familiari in condizioni di difficoltà economica causata dall’emergenza epidemiologica istituita dal “decreto Rilancio”, al 30 giugno in Piemonte erano state accolte 10.826 richieste (il 4,9% del totale nazionale, 8,2 famiglie ogni 1000).

La situazione cassa integrazione

Il rapporto ha dedicato un focus particolare del report al ricorso alla cassa integrazione. In Italia, nei mesi di gennaio-giugno 2020, sono state concesse circa 1,1 miliardi di ore di ordinaria (71% operai e 29% impiegati) e circa 84 milioni di ore di straordinaria (54% operai e 46% impiegati). In Piemonte, la quota di ore concesse ammonta al 10% del valore nazionale per l’ordinaria (66% operai e 44% impiegati) e all’8% per la straordinaria (51% operai e 49% impiegati).

E la cassa in deroga

Per la cassa in deroga, al 19 luglio scorso in Piemonte erano state presentate circa 69.000 domande, che hanno coinvolto 33.000 aziende e 92.000 lavoratori per 22,6 milioni di ore a preventivo ed una spesa stimata di circa 184 milioni di euro. I settori che hanno maggiormente fatto domanda sono il commercio e i servizi di alloggio e ristorazione, per una quota complessiva poco superiore al 53% del totale. Il comparto con maggior numero di lavoratori coinvolti per azienda è quello dei trasporti, seguito dai servizi tradizionali alle imprese: questi sono anche i settori col maggior numero medio di ore a preventivo e di spesa stimata per azienda richiedente.

Seguire le buone regole

La lettura del rapporto ha portato il vicepresidente Fabio Carosso a commentare che «i dati sulla cassa integrazione riflettono la struttura economica del Piemonte, con la presenza importante di grandi industrie come Fca e il suo indotto, che già prima della crisi stavano affrontando una fase delicata. Per questo speriamo che il Governo assuma al più presto dei provvedimenti che consentano il rilancio del settore, fondamentale per il nostro sistema produttivo. Più in generale – prosegue Carosso – il rapporto Ires ci restituisce l’immagine di un Piemonte ormai avviato alla ripresa, per quanto riguarda sia le nuove assunzioni, sia la mobilità. In questo quadro ci confortano anche i dati sanitari, che ormai sembrano essersi stabilizzati, con pochissimi contagi al giorno. Perché questa tendenza si consolidi non possiamo che fare appello ai comportamenti responsabili individuali dei cittadini, che devono continuare a seguire le buone regole come indossare le mascherine, igienizzarsi le mani e mantenere le distanze sociali anche nel periodo estivo e nei luoghi di villeggiatura. Solo così riusciremo a sconfiggere il virus».

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