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Stasera ti racconto un libro, tutti gli appuntamenti estivi
Appuntamenti serali presso il giardino del Mausoleo della Bela Rosin, uno dei luoghi più apprezzati dai torinesi per le loro notti d’estate
TORINO – Assemblea Teatro considerando i molteplici appelli al sostegno della lettura, unitamente all’attuale crisi di edicole e librerie, ritiene importante promuovere l’iniziativa “Stasera ti racconto un libro” presso il Mausoleo della Bela Rosin, punto di prestito, giardino di lettura e spazio espositivo gestito dalle Biblioteche civiche torinesi. Il giardino del Mausoleo della Bela Rosin si sta dimostrando uno dei luoghi e degli spazi più apprezzati dai torinesi per le loro notti d’estate. La sua collocazione, peraltro isolata da complessi abitativi, rende il luogo particolarmente indicato per lo scarso disturbo arrecato dalla stessa manifestazione.
Stasera ti racconto un libro, tutti gli appuntamenti estivi
La scorsa estate l’idea del racconto, di attori come moderni cantastorie, è particolarmente piaciuta. È interessante rilevare come altresì il 2019 abbia rappresentato una svolta nel sentire comune. Infatti, dopo anni segnati dal predominio di video e immagini, il 2019 ha segnato un cambio riportando l’audio, la voce e il racconto appunto, in primo piano. Gli stessi audio-libri, considerati come una forma di intrattenimento per persone non vedenti o ipovedenti, hanno verificato un aumento della vendita allargandosi ad un vasto pubblico. Questo segnale unito alla crisi delle librerie, ci porta a sviluppare un percorso unitario con le Biblioteche civiche torinesi nel sostenere lettura e libro. Questa formula permette, oltretutto, di realizzare delle messe in scena che vedono gli attori coinvolti a distanza di sicurezza.
Stasera ti racconto un libro, 19 appuntamenti con letture d’autore
Stasera ti racconto un libro è la proposta di 19 appuntamenti con le letture d’autore realizzate da attori professionisti. La parola scritta diventa voce e la pagina letteraria diventa emozione, non solo singola ma collettiva. Il suono diventa paesaggio sonoro capace di accompagnare il racconto per le orecchie di chi ascolta. Dopo mesi di isolamento per il coronavirus, questo ci sembra un doveroso impegno verso il desiderio di socialità per un ritorno emozionale nel normale flusso della vita.
Stasera ti racconto un libro, il programma
– 1 appuntamento con il cinema La bambina che raccontava i film
– 2 appuntamenti con la fantasia: Girotondo intorno al mondo, Il Piccolo Principe
– 2 appuntamenti con l’ambiente Un giardino speciale, L’uomo che piantava gli alberi
– 4 appuntamenti con la storia: Rais, L’albero di Anna, Pablo y Matilde, Fratelli nella notte
– 3 appuntamenti del progetto “La parole e la città”: Cieli su Torino
– 4 appuntamenti con voce e la musica: Volare, The Beatles Songs, Divagando, Viaggio in America
– 3 appuntamenti al Mausoleo con la Bela Rosin e Le Donne del Re a 15 anni esatti dalla sua riapertura dopo i lavori di restauro
3 AGOSTO, ORE 21
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DI GIANNI RODARI
GIROTONDO INTORNO AL MONDO
VIAGGIO MUSICALE E ALIMENTARE NEI CONTINENTI
testo di Renzo Sicco
canzoni di Sergio Endrigo su testi di Gianni Rodari
si ringrazia Claudia Endrigo per la gentile concessione
musiche e arrangiamenti di Matteo Curallo
in scena Stefano Cavanna e Valeria Benigni
movimenti coreografici di Fulvia Romeo
scene Arredamenti Chave 1890
regia di Lino Spadaro
Sergio Endrigo è stato uno dei grandi autori e interpreti della canzone italiana negli anni 60/80. Vincitore nel 1968 del Festival di Sanremo ha piazzato diverse sue canzoni ai primi posti delle classifiche di vendita, in anni in cui i dischi si vendevano in milioni di copie.
Ma Endrigo ha dedicato una parte consistente del suo lavoro agli italiani più piccoli, e lo ha fatto collaborando con Gianni Rodari di cui ricorre in questo ottobre 2020 il centenario dalla nascita. Proprio quelle canzoni dedicate ai bambini e al loro mondo fantastico sono rimaste vive nell’immaginario di diverse generazioni e grazie alla memoria di maestri ed educatori musicali ancora oggi sono cantate da molti bambini.
Lo spettacolo è un vero viaggio nella geografia in cui cresciamo che ci permette di incontrare e conoscere culture diverse e differenti abitudini alimentari. Così tra granoturco, riso, quinoa e cous cous sfilano le tavole del mondo, mentre mucche, papere, pulci, api, anatre, galli e pappagalli, si precipitano tutti sull’Arca di Noé pronta sempre a partire per un grande girotondo intorno al mondo.
Canzoni e cibo in una scanzonata sarabanda al servizio della crescita degli spettatori più piccini e in allegria con le loro famiglie.
Il teatro al servizio della musica. E la musica che arriva fin sotto la pelle dei bambini. La nuova avventura di Assemblea Teatro – dopo il grande successo di “Dove vanno a finire i palloncini” dedicato a Renato Rascel – è un viaggio dentro alle canzoni di Sergio Endrigo, un gioco avvincente per girare il mondo seduti in poltrona.
Un attore e una cantante, una mucca di legno che nasconde segreti, qualche peluches e una casa immaginaria. Basta poco per godere a pieno dello spettacolo: accogliere l’atmosfera di quelle che lo stesso Endrigo chiamava «canzonette», concedersi un ritorno all’infanzia, a quello stato d’animo «senza freni inibitori» in cui l’artista trovava la creatività.
Renzo Sicco, ideatore e autore dello spettacolo, ha fatto proprio questo: si è lasciato guidare dai testi delle canzoni (profondissime nei contenuti, su melodie leggere e orecchiabili) e con garbo le restituisce ai bambini, a cui arriva immediata un pezzo di storia dei loro nonni.
Il palcoscenico si popola e ripopola continuamente. “L’arca di Noè” è una composizione di animali di pezza a bordo di una mucca-nave, “La Casa” di via dei Matti è tutta da inventare, in Oriente ci si può perdere anche leggendo le pagine di un libro… E poi, c’è una pulce così insistente da far saltare il pubblico fino a ballare come in discoteca.
Stefano Cavanna diverte divertendosi: è il Sergio Endrigo impertinente e scanzonato, che prende in giro tutto e tutti raccontando sacrosante verità («Noi siamo nati in un dolce Paese, dove chi sbaglia non paga le spese»). Valeria Benigni, con la sua tecnica vocale, “fa sul serio”: raccoglie l’eredità didattica del cantautore, lanciando i messaggi a lui cari in difesa dell’ambiente e della natura.
Un piccolo musical che ti prende per mano e, come un girotondo, ti regala un attimo di felicità.
Daria Capitani
4 AGOSTO, ORE 21
IN OCCASIONE DI TORINO CITTÀ DEL CINEMA 2020
LA BAMBINA
CHE RACCONTAVA I FILM
di Hernan Rivera Letelier (Arnoldo Mondadori Editore)
traduzione di Pierpaolo Marchetti
con Chiara Tessiore, Sonia Belforte
e la straordinaria partecipazione di Pietro Del Vecchio
regia di Lino Spadaro e Renzo Sicco
Questa è la storia di María Margarita, una bambina, figlia di un invalido. La sua e quella dei suoi quattro fratelli è una vita povera e durissima, nella quale l’unica distrazione è il cinema, che fa giungere nel miserabile villaggio di minatori nel deserto di Atacama film con le stelle dell’epoca: da Marilyn Monroe a José Alfredo Jiménez, re della musica e del cinema messicano. Ma in casa non ci sono soldi e soltanto uno dei figli potrà assistere agli spettacoli. Il fortunato verrà scelto in base a una caratteristica specifica: chi riuscirà a narrare meglio il film conquisterà il diritto a vedere tutte le proiezioni, raccontandole poi alla famiglia. Inaspettatamente è la bambina a dimostrare una bravura straordinaria nel narrare i film, immedesimandosi nei personaggi, riuscendo a coinvolgere gli ascoltatori, mimando, cantando ma soprattutto non trascurando neanche il dettaglio più insignificante. Il talento della piccola raccontatrice di film fa velocemente il giro dei villaggi e delle miniere vicine e la sua fama corre in fretta. È talmente brava che il padre decide di trasformare la povera casa attrezzandola alla meglio come una sorta di sala cinematografica, alla quale si accede non pagando il biglietto ma lasciando un’offerta a piacere.
Ben presto María Margarita viene chiamata anche a casa d’altri, e raccontare un film diventa alla fine per lei un modo di regalare attimi di felicità. Ma tutto questo è destinato a finire quando nel villaggio fa la sua comparsa la televisione.
Un vero e proprio atto d’amore verso il fascino del “cinema” degli albori, verso quella nuova arte capace di scatenare l’immaginazione di intere comunità ma altresì verso l’arte antica del raccontare, e dell’ascoltare. Parole che suonano desuete nel mondo che abitiamo in cui social network e media mutano velocemente, in cui le novità sono già “passate di moda”. Invece qui il narrare torna protagonista e ricorda ciò che si è perso per strada… la bellezza della parola e l’incredibile universo del cinema.
Uno spettacolo che è esempio e metafora di come i mutamenti prodotti dall’innovazione pur portando vantaggi, cancellino interi mondi, emozioni nonché modalità del nostro vivere collettivo. Ma è altresì espressione della vivace intelligenza dell’universo femminile e della violenza maschile sulle donne. In tempi di femminicidio un’importante riflessione sul rapporto tra i sessi.
6 AGOSTO, ORE 21
IN OCCASIONE DELLA CAMPAGNA PIANTIAMO 60 MILIONI DI ALBERI
UN GIARDINO SPECIALE
dal testo “Le stagioni di Gim” di Laura Nosenzo (ArabAFenice)
riduzione del testo a cura di Gisella Bein
interpreti Alberto Barbi e Chiara Pautasso
disegni dal vivo di Monica Calvi
il tema “Viaggio di un poeta” arrangiato ed eseguito da Luca Morino
regia Renzo Sicco
“A diciassette anni ho piantato il primo albero lungo un ruscello. Un acero.
Un gesto naturale che ripeterò per buona parte della vita.
In 45 anni metto oltre ventimila germogli nella terra in una parola: ovunque posso. Lo faccio per passione e senza chiedere nulla in cambio!”
Questa l’essenza della straordinaria vita di Gim, esperto conoscitore di piante ed erbe aromatiche, passione che pratica per tutta la vita. Emigrante, mentre lavora come cercatore d’oro in Canada, vive con gli Inuit, gli indiani d’America, dove impara i segreti della medicina naturale.
Infine, tornato nel suo Astigiano, ispira la nascita del Giardino delle Aromatiche, nella speciale riserva naturale della Val Sarmassa.
Un vero e proprio Elzéard Bouffier, uscito dal libro di Jean Giono, per vivere tra il Piemonte e il Mondo ma soprattutto sempre in contatto e in difesa della natura.
Un faro ed un maestro sul campo, per le giovani generazioni.
“Le stagioni di Gim”, oltre ad essere un racconto dell’intenso amore verso la natura è anche una storia di migrazione.
Come oggi la mancanza del lavoro spingeva molti a cercare fortuna in altre terre lontane.
I Dik Dik espressero il ricordo di questo bisogno epocale degli italiani in una canzone di grande successo che Luca Morino ha attualizzato e ricantato appositamente per questo spettacolo. Si tratta di “Viaggio di un poeta”.
7 AGOSTO, ORE 21
Capire la Libia ovvero capire il cuore di molti attuali problemi
RAIS
da “L’ultima notte del Rais” di Yasmina Khadra (Sellerio)
riduzione per la scena di Renzo Sicco
in scena Sax Nicosia
paesaggio sonoro percussioni di Vito Miccolis
musiche di Mick Karn e Bombino
regia di Giovanni Boni
idea scenica di Renzo Sicco
L’ultima notte del Rais è incentrato attorno alla figura di Gheddafi. Affronta una realtà contemporanea bruciante e controversa, quella di un personaggio shakespeariano. Re Lear è Gheddafi, in carne ed ossa, non c’è bisogno di inventarlo né di affidarsi alle esagerazioni della finzione.
Il Rais è un personaggio complesso, che incarna molti ruoli contemporaneamente: è un megalomane, un idealista, un dittatore, un riformatore. Si vedrà cosa rimarrà di lui nei libri di storia: il beduino indomabile oppure il tiranno visionario? In ogni caso, è un paradosso vivente. Gheddafi mai pensa di fare il male, è sempre certo di agire per il bene della nazione e per garantire la sua longevità politica.
Nulla giustifica le atrocità di un uomo che paranoico, capace di perdere il contatto con la realtà, si lascia andare a impulsi incontrollabili. Anche in fuga, non si rende conto che la sua storia è finita, non riesce a crederlo, pensa di essere sprofondato in un incubo da cui prima o poi si sveglierà; spera in un miracolo perché non può immaginare che il suo destino possa finire in quel modo. Continua a credere di aver operato per il bene del suo popolo, che però sta per assassinarlo.
Ogni individuo è quello che gli altri vedono in lui. Un personaggio è sempre fatto della sua realtà e delle voci che lo circondano. Le dicerie e le leggende contribuiscono a costruire la sua immagine pubblica.
Gheddafi in fondo è stato anche ingenuo. Come tutti coloro che si credono al centro di una profezia, pensava di essere un eletto. Come uomo politico, sapeva che il suo era un Paese molto ricco capace di scatenare enormi appetiti. Ha quindi cercato di giocare con l’ingordigia degli altri. Non è stato ucciso perché fosse un tiranno, in fondo lo era da quarant’anni e nessuno aveva mai provato a eliminarlo veramente, al massimo avevano cercato di spaventarlo. È stato eliminato perché ha voluto tenere per sé le ricchezze del Paese, e non ha mantenuto le promesse fatte. Così gli hanno fatto pagare il conto. Prima malgrado il terrorismo e la sua politica destabilizzante, lo avevano riabilitato, perdonato, e accolto con tutti gli onori nelle capitali. Quando hanno scoperto che non era intenzionato a dare quanto promesso, si sono vendicati.
Alla sua morte il Paese è sprofondato nel baratro.
La Libia ha sempre avuto una struttura tribale e Gheddafi era l’unico collante che la tenesse insieme. Tra le tribù c’erano rancori secolari con una storia di guerre fratricide, vendette e razzie. Il Rais era riuscito a riunirle e farne una nazione omogenea. Aveva saputo creare un ideale nazionale, ma le divisioni non erano mai del tutto scomparse. Il Paese taceva perché messo sotto una camicia di forza che reprimeva qualsiasi forma di contestazione. Quando il Rais ha perso il potere ed è stato ucciso, le vecchie tensioni sono riesplose e alcune tribù hanno rivendicato la loro autonomia.
In preda al caos, la Libia ha finito per essere occupata dalle milizie e dagli islamisti.
8 AGOSTO, ORE 21
IN OCCASIONE DELLA CAMPAGNA PIANTIAMO 60 MILIONI DI ALBERI
L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI
di Jean Giono (Gallimard editore)
per la voce di Gisella Bein
e i disegni realizzati dal vivo da Monica Calvi
Qualsiasi stupido è capace di distruggere gli alberi. Troppo pochi hanno cuore e dedizione e intelligenza necessaria a salvarli custodirli e se necessario piantarli.
L’albero fin dai tempi antichi rappresenta il simbolo della vita, dell’equilibrio, della saggezza.
Nel paradiso terrestre era la conoscenza del bene e del male, mentre alberi millenari sono stati venerati come sacri e i tronchi giganteschi delle foreste furono le colonne dei primi templi in cui l’uomo esprimeva la sua spiritualità di fronte alla natura.
Ogni albero è la dimora segreta di mille creature.
Anche dopo la sua morte i rami caduti, i tronchi in disfacimento, i ceppi bruciati offrono asilo e nutrimento ad una ricca quanto preziosa comunità vivente.
La natura rinasce senza fine, rinnovandosi continuamente.
Ogni albero racchiude una storia, un mistero, una memoria del passato.
Durante una delle sue passeggiate in Provenza, Jean Giono ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane.
Nonostante la sua semplicità e la totale solitudine nella quale viveva, quest’uomo stava compiendo una grande azione, un’impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future.
L’uomo che piantava alberi è il racconto di questo incontro e della coraggiosa impresa di Elzéard Bouffier.
Una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia semplice ma esemplare che racconta “come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione”.
Una storia semplice e toccante.
La vicenda di un pastore che con molta fatica e senza tornaconto personale si dedica a piantare querce in una landa desolata.
Una storia positiva a volte apparentemente ingenua ma capace di un messaggio profondo: la riconciliazione dell’uomo con la natura. Un messaggio di rinascita della foresta e della vita proprio lì dove erano state incoscientemente abbandonate.
L’albero ha dato moltissimo all’umanità. La storia di Elzéard Bouffier ci insegna che è necessario un tempo in cui contraccambiare con affetto e generosità.
La lettura è motore del progetto PAROLE CONTRO LE FIAMME per ricordare gli incendi del 2017 in Portogallo e quelli dell’autunno dello stesso anno in Valle di Susa, così come quelli disastrosi in Grecia a Mati e Rafina, in Toscana, negli Stati Uniti in California, i troppi in Piemonte, al Polo Artico e in Australia.
10 AGOSTO, ORE 21
LA CITTÀ FINO AL 2006
Libro vincitore del Premio Nazionale LE PAROLE E LA CITTÀ
promosso dal Centro per il Libro e la Lettura
riservato alle città che hanno la qualifica di “Città che legge”
Cieli su Torino 1
Un volume a cura di Renzo Sicco
prefazione di Maura Sesia
Angolo Manzoni editore
Racconti di
Fabio Arrivas, Erri De Luca, Gero Giglio, Marina Jarre, Davide Longo, Laura Mancinelli,
Alessandro Perissinotto, Enrico Remmert, Alberto Salza, Younis Tawfik
letture di Gisella Bein e Stefano Cavanna
Un volume di racconti, una fotografia letteraria, tra cambiamento e continuità, della Torino pre-olimpica e della città europea di oggi, riservata ma più apertamente ospitale e orgogliosa di sé.
10 scrittori, 10 differenti poetiche, 20 occhi guardano e scrivono di una Città e del territorio che la circonda: le colline e l’arco alpino a fare da cornice, la pianura che porta verso il mare, la campagna e l’industria, il cambiamento, i musei, l’arte e le strade rigidamente disegnate a perpendicolo.
CIELI SU TORINO, un volume pubblicato nel 2006 che si presenta questa sera ritornando all’anno dello straordinario successo Olimpico. Attraverso lo specchio letterario, offre l’occasione per guardare la Città legata indissolubilmente alla fabbrica. Una Città che oggi più che mai si sente parte di uno spirito e di uno sguardo rivolto al futuro.
Nota del curatore:
«Ogni città è un caleidoscopio di piazze e strade, di monumenti e case, di storia e storie. Torino lo è da sempre, più di molte altre, visto il suo passato di duplice capitale, del Regno Sabaudo e d’Italia. Ma due guerre mondiali, il fascismo, il prezzo del benessere della ricostruzione e del miracolo economico l’avevano ingrigita, almeno fino al vento olimpico del febbraio 2006, che ne ha svelato il passato agli occhi del mondo, inaugurando un futuro con nuovi ritmi e tempi. In Cieli su Torino, alcuni scrittori che a vario titolo l’hanno conosciuta ne ripercorrono l’antica e la nuova toponomastica, luoghi scomparsi o del tutto rinnovati, gusti e profumi, personaggi di primo piano e gente comune, cittadini orgogliosi di una città ormai amata da molti» [Renzo Sicco].
Renzo Sicco, regista e autore teatrale, dal 1989 è direttore artistico di Assemblea Teatro, una tra le più attive realtà culturali del Paese, per cui ha scritto e diretto oltre 70 spettacoli.
Nel 2016 ha ricevuto il Premio Piemonte Letteratura, Sezione Narrativa breve su Identità e Territorio per l’opera “Il giardino incantato”.
11 AGOSTO, ORE 21
LA FESTA PER CHI RESTA
The Treatles
THE BEATLES SONGS
Daniele Li Bassi (chitarra, voce, basso, percussioni)
Silvio Ferro (chitarra, voce, basso, ukulele)
Alberto Rubatti (chitarra, voce, bouzouki, percussioni)
Un trio di musicisti che, avvalendosi delle sonorità affascinanti e sorprendenti di strumenti etnici e inusuali, quali bouzouki, ukulele, cajon, percussione etniche, oltre all’immancabile supporto delle chitarre, esegue il repertorio dei Beatles ripensato in chiave acustica. Un progetto che il trio da anni porta nelle piazze, nelle notti bianche, nei festival di strada e in locali dediti alla musica dal vivo. Un live set molto apprezzato che riesce a coinvolgere e ad appassionare un’ampia fascia eterogenea di pubblico: dal nostalgico beatlesiano, allo spettatore più giovane, catturato dalla freschezza delle sonorità, dall’impasto vocale e dai piacevolissimi arrangiamenti.
12 AGOSTO, ORE 21
Libro vincitore del Premio Nazionale LE PAROLE E LA CITTÀ
promosso dal Centro per il Libro e la Lettura
riservato alle città che hanno la qualifica di “Città che legge”
Cieli su Torino 2
Un volume a cura di Renzo Sicco
prefazione di Evelina Christillin
Claudiana editrice
Racconti di
Giuseppe Culicchia, Laura Curino, Andrea Demarchi, Giacomo Di Girolamo, Elvio Fassone,
Gian Luca Favetto, Fabio Geda, Davide Longo, Gianni Romeo, Darwin Pastorin, Gabriele Romagnoli
letture di Manuela Massarenti e Stefano Cavanna
Un volume di racconti, una fotografia letteraria, tra cambiamento e continuità, della Torino pre-olimpica e della città europea di oggi, riservata ma più apertamente ospitale e orgogliosa di sé.
20 scrittori, 20 differenti poetiche, 40 occhi guardano e scrivono di una Città e del territorio che la circonda: le colline e l’arco alpino a fare da cornice, la pianura che porta verso il mare, la campagna e l’industria, il cambiamento, i musei, l’arte e le strade rigidamente disegnate a perpendicolo.
Torino, unita adesso a quell’area che, sino a pochi anni fa, eravamo abituati a chiamare “provincia”, viene osservata attraverso sguardi attenti e premurosi, raccontata con storie capaci di legare presente e passato.
CIELI SU TORINO, a dieci anni da una prima edizione nata nell’anno dello straordinario successo Olimpico, arriva in una versione “metropolitana” che, attraverso lo specchio letterario, offre l’occasione per guardare la Città legata indissolubilmente alla geografia circostante. Una Città che oggi più che mai si sente parte di uno spirito e di uno sguardo rivolto al futuro.
Nota del curatore:
«Ogni città è un caleidoscopio di piazze e strade, di monumenti e case, di storia e storie. Torino lo è da sempre, più di molte altre, visto il suo passato di duplice capitale, del Regno Sabaudo e d’Italia. Ma due guerre mondiali, il fascismo, il prezzo del benessere della ricostruzione e del miracolo economico l’avevano ingrigita, almeno fino al vento olimpico del febbraio 2006, che ne ha svelato il passato agli occhi del mondo, inaugurando un futuro con nuovi ritmi e tempi. In Cieli su Torino, alcuni scrittori che a vario titolo l’hanno conosciuta ne ripercorrono l’antica e la nuova toponomastica, luoghi scomparsi o del tutto rinnovati, gusti e profumi, personaggi di primo piano e gente comune, cittadini orgogliosi di una città ormai amata da molti» [Renzo Sicco].
Renzo Sicco, regista e autore teatrale, dal 1989 è direttore artistico di Assemblea Teatro, una tra le più attive realtà culturali del Paese, per cui ha scritto e diretto oltre 70 spettacoli.
Nel 2016 ha ricevuto il Premio Piemonte Letteratura, Sezione Narrativa breve su Identità e Territorio per l’opera “Il giardino incantato”.
Nel 2020 ha ricevuto il Premio Nazionale Letteratura d’Amore per l’opera “Il vecchio che regala i suoi libri del cuore”.
14 AGOSTO, ORE 21
LA FESTA PER CHI RESTA
Gilberto Maina
D’estate chi resta può
VOLARE
La storia di Domenico Modugno
scritto e diretto da Gilberto Mainainterpretato da Paolo Arnetolimusiche Domenico Modugno
esecuzione musicale dal vivo Nel Blues Saxophone QuartetGilberto Maina – sax soprano
Gabriele Cappello – sax contralto
Igor Sciavolino – sax tenore
Roberto Berger – sax baritono
Nel 2018 ci sono state due ricorrenze di eccezionale importanza per la musica italiana. I 90 anni dalla nascita di Domenico Modugno e i 60 anni dal trionfo sanremese di uno dei brani italiani più diffusi nel mondo: Volare.
Abbiamo deciso di onorarle con uno spettacolo originale che attraverso il teatro racconta la musica e attraverso la musica racconta le emozioni di uno straordinario cantante, attore e, negli ultimi anni di vita, attivista politico, che grazie ad una irrefrenabile carica umana ed artistica è diventato una delle icone più riconoscibili dell’Italian Style.
Uno spettacolo che attraversa Modugno e che attraverso Modugno ci racconta miserie e nobiltà dell’Italia della seconda metà del secolo scorso.
Uno spettacolo che parla di noi.
DAL 14 AL 18 AGOSTO, ORE 15.30 E 17
LE DONNE DEL RE
Installazione nel Mausoleo
prenotazione consigliata tel. 011/3042808
in orario 15 – 18
Quattro quadri raccontano la storia della passione di Vittorio Emanuele II per Rosa Vercellana. Una specie di “Pictures at an Exhibition” per chi vuole saperne di più sulla storia della cosiddetta “Regina nera d’Italia”.
15 AGOSTO, ORE 21
LA FESTA PER CHI RESTA
Vito Miccolis e Mao
L’estate è più fresca
DIVAGANDO
TRA LA MUSICA ITALIANA E NON SOLO
Vito Miccolis (percussioni e voce)
Mao (chitarra e voce)
Mattia Martino (basso e voce)
con la speciale presenza di Giorgio Olmoti (Round Midnight ed.)
Vito Miccolis, Mao e Mattia Martino, rispettivamente percussioni, chitarre e basso, ci invitano in un divertente viaggio nella musica italiana dagli Anni ’50 ai ’90 del secolo scorso, da Carosone ai Righeira, tanto per intenderci.
Lo fanno accompagnati da un “capotreno” di tutto rispetto, ovvero Giorgio Olmoti, “Professore” di una storia d’Italia sui generis dentro cinquant’anni di canzoni di artisti arcinoti ma ricca di curiosità inesplorate e capaci di trasportarci nello spirito del tempo.
Un appassionante itinerario dentro l’arte, la cronaca e il costume di 50 anni di cultura italiana e naturalmente di musica. Canzoni presentate canzonando e interagendo perché questo spettacolo lo fanno loro quattro in scena, ma lo fa anche il pubblico aggiungendo la sua personale memoria.
16 AGOSTO, ORE 21
LA FESTA PER CHI RESTA
Rudi Trudi
D’estate anche in città si può fare un
VIAGGIO IN AMERICA
da Beat hippie yippie di Fernanda Pivano, Bompiani Editore
con Gualtiero Marangoni (basso), Renato Taibi (batteria), Maurizio Baldini (chitarra), Dario Dell’Ara (voce), Marco Calegher (tastiere)
voci recitanti: Gisella Bein e Alberto Barbi
regia Renzo Sicco
brani di Steve Miller, Prince, Frank Zappa, Chet Baker, Lou Reed, Dave Matthews,
Gino Vannelli, Bruce Springsteen, Bob Dylan, Jimi Hendrix
Un viaggio, attraverso musica e parole, un concerto e un recital, per riscoprire quell’America che dagli Anni ‘50 ad oggi ha invaso il nostro immaginario attraverso i suoi artisti, la musica e la letteratura.
L’opinione pubblica tende oggi ad avere un giudizio netto su cos’è l’America: da un lato chi ne tesse le lodi (“perché difende dal male”, “dà libertà e democrazia”, “perché è il nostro traino economico”…), dall’altro invece chi la odia (perché è arrogante, perché vuole controllare la politica mondiale, perché fa la guerra…). Insomma, che la si ami o la si odi, sembra che l’America sia oramai un grande monolite, da osservare così com’è, senza sfumature o tonalità differenti.
Lo spettacolo L’America che amiamo vuole andare oltre quest’idea diffusa, per guardare i tanti pezzi, le tante sfaccettature di cui il monolite è composto, percorrendo ciò che di più intenso l’America ha saputo indicare nel corso degli ultimi decenni.
L’America è qualcosa che abbiamo amato e sognato attraverso le parole di Leavitt e Kerouac, attraverso le canzoni di Bob Dylan o Jimi Hendrix, attraverso i miti dei cinema
come James Dean o Marilyn Monroe, e attraverso le parole dell’italianissima Fernanda Pivano, la traduttrice dei pilastri della letteratura anglo-americana (menzionata dal premio Tenco 2005 “per aver fatto conoscere il sogno che sta dietro la scrittura”).
Con questa America ci sentiamo in debito e in credito d’amore!
Ad accompagnare le parole di Gisella Bein e Alberto Barbi, sul palco ci sono i Rudi Trudi. La band, che nasce più di trent’anni fa, inizia nei locali e rassegne torinesi con brani inediti. In seguito interpreta brani dall’indirizzo marcato, da Springsteen a James Taylor, da Lou Reed a Prince, ai tanti altri artisti di quell’America che piace a molti giovani e non più giovani
17 AGOSTO, ORE 21
LA MEMORIA NON DURA UN GIORNO SOLTANTO
Manuela Massarenti, Cristiana Voglino,
Luca Zanetti
L’ALBERO DI ANNA
parole e musica attorno al diario di Anne Frank
(Einaudi Editore)
immagini dall’Archivio Storico del Processo di Norimberga
disegni animati di Licio Esposito
musiche di Johann Pachelbel, Francesco Guccini, Kurt Weill,
Andrew Lloyd Webber, Bang On A Can, Brian Eno
regia di Renzo Sicco
La memoria non è un giorno ma dura tutto l’anno.
Anne era una ragazzina che come tanti altri ebrei fu costretta a nascondersi dai nazisti. Venne però scoperta con la sua famiglia e trasportata nei campi di concentramento. Ad Auschwitz si ammalò di tifo. Morì insieme alla sorella Margot a Bergen Belsen.
L’unico a rimanere in vita fu il padre che con alcuni amici, che avevano aiutato la famiglia a nascondersi, riuscì a mettere insieme tutti gli appunti di vita di Anne.
Nel 1947 fu pubblicato “Il diario” che divenne rapidamente un testo internazionale.
Successivamente furono raccolte nel volume “I racconti dell’alloggio segreto” anche le storie la cui scrittura permetteva alla piccola Anne di rompere, attraverso la fantasia, le pareti dell’alloggio-prigione.
Le pagine della quotidianità e quelle dei racconti sono intrise in egual misura dei timori provocati dall’avanzare della guerra e dall’amore per la natura ormai impossibile da frequentare. Solo un albero visto dalla finestra scandisce, con le sue foglie e il mutare del loro colore, lo scorrere delle stagioni.
L’enorme ippocastano vecchio di oltre 150 anni, cresciuto ad Amsterdam nel giardino di una casa sul canal Keizersgracht su cui si affaccia l’alloggio segreto in cui si nascose la famiglia Frank, amorevolmente descritto dalla ragazza nel diario, è caduto spezzato dal vento perché malato.
18 AGOSTO, ORE 21
UN ULTIMO VOLO…
IL PICCOLO PRINCIPE
dall’opera di Antoine de Saint-Exúpery (BUR/Gallimard edizioni)
regia Renzo Sicco
voce recitante Gisella Bein
illustrazioni su sabbia Monica Calvi
suoni e composizioni Matteo Curallo
Un grande classico come “Il piccolo principe” di Saint-Exúpery si legge e si rilegge sempre con vibrante emozione.
È una di quelle storie che nella sua apparente semplicità, risveglia le coscienze assopite.
Ci rimette in gioco, nel gioco della scoperta, e dell’incontro con l’alterità. Gli ingredienti sono fantasiosi e surreali. Tutto nasce da un improvviso ma necessario vuoto, di tempo e di spazio.
Un pilota di aereo interrompe per un’avaria la sua veloce traversata e trova, in mezzo al deserto, un principino extraterrestre.
È la nascita di un’amicizia, con al centro l’espressione della curiosità, la bellezza del costruire un legame, un affetto.
Il loro rapporto, costellato da incontri con diversi esseri viventi, cresce nel confronto dialettico, nell’educazione etica, nella competenza sociale.
Una lezione fantastica dove si impara ad ascoltare, ad osservare, a prendersi cura dell’altro, ad essere responsabili del mondo attorno a sé.
Nella messa in scena curata da Assemblea Teatro, questa perfetta struttura narrativa viene esaltata nelle sue ricchezze immaginative.
Monica Calvi commenta la misurata narrazione di Gisella Bein con performances luminose di sabbia, evocando lo scenario lieve e rarefatto del deserto, sospeso tra gli infiniti mondi possibili.
La voce intensa e delicata della Bein, modulata sul respiro d’atmosfera delle sonorizzazioni di Matteo Curallo, coinvolge lo spettatore in un crescendo emotivo e drammaturgico.
Sottraendo teatralità, questi semplici elementi scenici conservano appieno ed esaltano tutto il valore poetico della scrittura.
10 SETTEMBRE, ORE 21
Libro vincitore del Premio Nazionale LE PAROLE E LA CITTÀ
promosso dal Centro per il Libro e la Lettura
riservato alle città che hanno la qualifica di “Città che legge”
Cieli su Torino 3
nuovi racconti scritti da
Renzo Sicco, Gian Paolo Ormezzano, Aldo Simeone
Paola Mastrocola, Gabriella Venegoni
letture di Cristiana Voglino e Stefano Cavanna / Angelo Scarafiotti
Un volume di racconti, una fotografia letteraria, tra cambiamento e continuità, della Torino pre-olimpica e della città europea di oggi, riservata ma più apertamente ospitale e orgogliosa di sé, si arricchisce di altri nuovi racconti della Torino post pandemia e lockdown.
CIELI SU TORINO, a quindici anni da una prima edizione nata nell’anno dello straordinario successo Olimpico, arriva in una versione “metropolitana” che, attraverso lo specchio letterario, offre l’occasione per guardare la Città legata indissolubilmente alla geografia circostante. Una Città che oggi più che mai si sente parte di uno spirito e di uno sguardo rivolto al futuro e capace di andare oltre la città svuotata dal recente lockdown.
Nota del curatore:
«Ogni città è un caleidoscopio di piazze e strade, di monumenti e case, di storia e storie. Torino lo è da sempre, più di molte altre, visto il suo passato di duplice capitale, del Regno Sabaudo e d’Italia. Ma due guerre mondiali, il fascismo, il prezzo del benessere della ricostruzione e del miracolo economico l’avevano ingrigita, almeno fino al vento olimpico del febbraio 2006, che ne ha svelato il passato agli occhi del mondo, inaugurando un futuro con nuovi ritmi e tempi. In Cieli su Torino, alcuni scrittori che a vario titolo l’hanno conosciuta ne ripercorrono l’antica e la nuova toponomastica, luoghi scomparsi o del tutto rinnovati, gusti e profumi, personaggi di primo piano e gente comune, cittadini orgogliosi di una città ormai amata da molti» [Renzo Sicco].
Renzo Sicco, regista e autore teatrale, dal 1989 è direttore artistico di Assemblea Teatro, una tra le più attive realtà culturali del Paese, per cui ha scritto e diretto oltre 70 spettacoli.
Nel 2016 ha ricevuto il Premio Piemonte Letteratura, Sezione Narrativa breve su Identità e Territorio per l’opera “Il giardino incantato”.
Nel 2020 ha ricevuto il Premio Nazionale Letteratura d’Amore per l’opera “Il vecchio che regala i suoi libri del cuore”.
11 SETTEMBRE, ORE 21
47° ANNIVERSARIO DAL GOLPE IN CILE
PABLO y MATILDE
La storia a 47 anni dal golpe militare in Cile
testo di Renzo Sicco e Luis Sepúlveda
in scena Giovanni Boni e Gisella Bein
regia di Renzo Sicco
musiche di Giorgio Consolini, Muse, Dead Can Dance, Stomu Yamashta, Alice,
Black Sabbath, Massive Attack, Jimmy Fontana, Emerson Lake and Palmer
La Capri di Neruda l’abbiamo conosciuta attraverso i versi del poeta, scritti nella primavera del ’52 e attraverso le immagini che lo ritraggono in un periodo spensierato e felice nella bellissima isola dell’arcipelago napoletano. Ma la Capri di Pablo Neruda fu prima di tutto fuoco e amore, alcova e nido per la passione, sino ad allora clandestina, verso Matilde Urrutia. L’isola di Capri entrò da subito indelebile nel percorso del poeta soprattutto grazie a lei, la Chascona (la spettinata, per i capelli rossi dalla pettinatura vaporosa), come la chiamava Pablo, che fu compagna di questo intenso periodo d’esilio, e che più avanti avrebbe preso il posto della moglie, la mite e devota Delia Del Carril, restando con Pablo sino ai drammatici giorni del Golpe e della morte.
Un delirio amoroso, quello vissuto nel buen ritiro di Capri, che alimentò uno straordinario fervore creativo. Ne nacquero le liriche Las uvas y el viento, poemi carichi di passione, delicata dolcezza, irruenza come nel migliore Neruda capace sempre di sorprendere. «Io ti ho creata, ti ho inventata in Italia. Ero solo. Il mare tra le fenditure spargeva violento la sua spuma seminale. Così si preparava la scabra primavera»
Amore e poesia, vita e dolore, sono i punti focali di uno spettacolo che, a oltre 40 anni dalla morte del poeta, avvenuta il 23 settembre del 1973, Renzo Sicco e Luis Sepúlveda hanno deciso di scrivere per approfondire la riflessione sulla forza della parola, quale libertà nelle opere di Pablo e salvezza nei ricordi di Matilde. Fino alle drammatiche ore del settembre 1973, pensieri e immagini di una vita scorrono come in un vortice che mescola emozione e tempo, poesia e dramma umano, gioia dell’anima e tragedia della realtà. Il Poeta e le sue case, la poesia come architettura di fantasia, trionfo di allegria e resistenza.
Un omaggio al grande Poeta, simbolo di un intero popolo, quello del Sud America, che rende onore soprattutto alla ricchezza della parola, strumento indispensabile di arricchimento e vita in ogni continente e latitudine.
12 SETTEMBRE, ORE 21
FRATELLI NELLA NOTTE
dal testo di Cristiano Cavina (Feltrinelli editore)
interpreti Angelo Scarafiotti e Luca Occelli
video Marco Pejrolo
regia di Angelo Scarafiotti
La memoria non è un giorno ma dura tutto l’anno.
Mario e Giovanni sono fratelli. Hanno quindici anni di differenza e quasi nulla in comune. A malapena si salutano, quando si incontrano nei campi. Giovanni ha sposato Cristèna, fascista orgogliosa, hanno da poco avuto un bambino. Mario ha vissuto con i genitori fino a quando due uomini in divisa gli hanno consegnato una lettera. Il ragazzo ha diciotto anni e in guerra non ci vuole andare. Si rifugia prima da alcuni parenti, che abitano lontano, ma l’arruolamento forzato non si dimentica di lui. Si unisce a un gruppo di quelli che stanno sulle montagne e parlano di comunismo: Mario non capisce niente di quello che dicono, lui è abituato a parlare in dialetto o al massimo a grugnire, come gli animali di cui ama prendersi cura. In più è basso, non sa imbracciare un’arma, così che gli sono affidati i medesimi compiti di fatica cui era abituato nella vita di prima. È così piccolo e agile che i compagni gli affibbiano Tarzan, come nome di battaglia. Un giorno, tuttavia, anche a Mario-Tarzan tocca fare la guerra: in poche ore molti dei suoi compagni sono morti, e lui ha un pezzo d’intestino che è uscito fuori dal corpo. È proprio in quelle ore tra la vita e la morte, nei brevi momenti di lucidità, implora che suo fratello maggiore lo venga a salvare…
Un racconto su di un periodo significativo della storia italiana. La guerra e la Resistenza da una parte, il mondo contadino dall’altra. Una storia mai di troppo, che aiuta a guardare ai fatti di oggi con un orecchio teso a ciò che è stato.
25, 26, 27 settembre, ore 21
A 15 ANNI DALL’APERTURA DOPO I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE
GRAN FESTA DEL MAUSOLEO
LE DONNE DEL RE
testo di Fabio Arrivas e Renzo Sicco
regia di Lino Spadaro e Renzo Sicco
con Manuela Massarenti, Cristiana Voglino, Valentina Volpatto, Gisella Bein, Simona Nasi,
Luisella Tamietto, Valentina Virando, Marlene Pietropaoli, Chiara Pautasso, Pietro Del Vecchio,
Anna Barbero, Edoardo De Angelis
edito da Voglino Editrice
Un cantastorie molto particolare, e poi i tanti pettegolezzi della malizia popolare,
attorno a Maria Adelaide, a Laura Bon, a Rosa Vercellana detta Bela Rosin, alla maestrina di Frabosa, e alle altre tante amanti o fiamme del focoso Vittorio Emanuele II. Uno spaccato particolare dei salotti borghesi e dei dehors dei caffè sabaudi agli esordi del Regno d’Italia, oltre 150 anni fa
Si può in uno spettacolo parlare di un Re senza averlo sulla scena?
Certamente, se a parlarne sono solo donne e tra esse le diverse amanti, Laura Bon l’attrice, la Maestrina di Frabosa o la moglie Maria Adelaide, Emma Ivon detta “la Bela Gigugin”. Tutte parlano anche e soprattutto di Rosa Vercellana, “la Bela Rosin”, divenuta moglie nel 1869, e di lei discutono anche le molte donne appartenenti ai salotti dell’aristocrazia piemontese, tanto riservata quanto pettegola, e sicuramente ostile alle arditezze amorose di Vittorio Emanuele II.
Assemblea Teatro ha realizzato alla fine del secolo scorso un importante lavoro, “Pazze Regine”, che riportò l’attenzione e provocò, in Torino, il recupero del dimenticato Mausoleo della Bela Rosin, dedicato alla moglie morganatica del Primo Re d’Italia. Quello spettacolo, la recente attenzione alle residenze dei Savoia, la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e quella presente dei 200 anni di Vittorio Emanuele II, ci hanno stimolato a ripartire da quella prima costola per ampliare la scrittura alle tante vicende amorose del monarca sabaudo e soprattutto alle conversazioni dei salotti femminili dell’epoca così caratteristici di un vecchio stile piemontese che è persistito, come modello, sino alla recente rivoluzione di comportamento prodotta dalle Olimpiadi del 2006.
Lo spettacolo – realizzato grazie al sostegno della compagnia di San Paolo e all’ospitalità delle biblioteche Civiche – offre un’occasione particolare per rileggere la trasformazione dell’Italia nei primi anni dell’Unità nazionale, ne ripercorre gli umori e i mutamenti attraverso un occhio tutto femminile.
Un omaggio al passato d’Italia, e del Piemonte in particolare, realizzato con garbata ironia e grande divertimento.
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Eliana Bert
Gabinetto della Sindaca
Ufficio Stampa Giunta Comunale
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