Salute
App Immuni: che fine ha fatto e cosa NON farà
La sperimentazione con l’app Immuni partirà con tre prime Regioni italiane. Data presunta, 5 giugno 2020. Ecco cosa farà davvero e cosa non farà
Qualche giorno fa il ministero dell’Innovazione ha pubblicato su Github (un servizio di hosting per progetti software) il codice della app Immuni per il contact tracing. L’applicazione scelta dal Governo italiano al fine di raccogliere dati per il contenimento dell’epidemia di Coronavirus è stata preceduta da numerose polemiche per quanto riguardava la possibile violazione della privacy. Faccenda che, stando alle comunicazioni, dovrebbe essere stata risolta. Il codice dell’applicazione, disponibile sia per sistema Android che iOS, come anticipato dalla ministra Paola Pisano «sarà libero e aperto».
La partenza sperimentale di Immuni
In attesa della versione utilizzabile di Immuni sviluppata dalla startup milanese Bending Spoons, si parla di inizio della sperimentazione in tre Regioni italiane: Liguria, Abruzzo e Puglia, coprendo così Nord, Centro e Sudi Italia. La data di inizio non è ancora stata confermata, ma si parla del 5 giugno 2020. Tuttavia, come accennato, prima del rilascio ufficiale dell’app deve arrivare il benestare da parte del Garante della Privacy sulla DPIA, ossia la valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati personali da parte del ministero della Salute che è titolare del trattamento di questi.
Secondo quanto riportato nel GDPR, «I titolari sono infatti tenuti non soltanto a garantire l’osservanza delle disposizioni del regolamento, ma anche a dimostrare adeguatamente in che modo garantiscono tale osservanza».
Dopo la prima fase di sperimentazione nelle tre Regioni, l’app Immuni verrà rilasciata anche nelle altre Regioni d’Italia. Ma ancora non si parla di date.
Ecco cosa NON farà Immuni
Se in molti sono preoccupati su cosa l’app Immuni farà, per tranquillizzare ecco che cosa invece non farà. Per esempio, non traccerà tutti i nostri spostamenti (cosa che invece fa tranquillamente Google con il nostro consenso) perché non si basa sulla posizione tramite Gps, ma usa il sistema Bluetooth. In pratica non traccia i nostri movimenti ma registra soltanto alcuni specifici “contatti” con altri smartphone che abbiano anch’essi il Bluetooth attivo. Se si va in giro e non si incontra nessuno che abbia l’app installata e attiva, Immuni non registra alcunché.
Altra cosa che non fa Immuni è archiviare i dati dei contatti su un server centrale. Per questo è stato deciso di utilizzare un modello decentralizzato, ovvero i dati generati dal contatto con un’altra persona che possiede l’app ed è attiva rimangono sullo smartphone. Tuttavia, Immuni consulta giornalmente un server centrale che conserva i dati dei nuovi positivi al coronavirus e, se necessario, genera automaticamente un alert.
È importante sapere che l’app Immuni non conserverà i dati dei contatti in modo che non si possa risalire alle identità delle persone. Infatti, non sono salvati dati personali con nome, cognome e numero di telefono. Infine, i dati salvati sullo smartphone sono protetti da un sistema di cifratura.
Prerogativa fondamentale è che Immuni non è obbligatoria. Chi deciderà di utilizzare l’app per aiutare il Paese nel controllo e contenimento del Coronavirus, lo farà sempre e solo su base volontaria.
Infine, l’app Immuni non è un business: la startup Bending Spoons l’ha infatti sviluppata e donata gratuitamente allo Stato italiano.
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