Salute
Autunno e Coronavirus: come si è preparato il Piemonte
In vista dell’autunno e del possibile ritorno massiccio del Covid, il Piemonte si prepara e affila le armi. Ecco cosa prevede e ha predisposto la Regione
Cosa accadrà quest’autunno con il Covid? Una domanda a cui nessuno, realmente, sa rispondere. Tante le ipotesi, tante le idee, ma solo il tempo dirà la verità. Comunque sia e sarà, il Piemonte non intende farsi trovare impreparato. E per questo ha studiato e predisposto un piano di difesa.
Non farsi trovare impreparati
La Regione Piemonte, in una nota, informa che per l’autunno è stato disciplinato un accurato tracciamento che prevede la ricerca attiva dei casi con tamponi ai contatti stretti asintomatici, la progettazione di programmi di sorveglianza attiva sul personale di enti pubblici e privati con alto grado di rischio a scopo di prevenzione, l’incremento degli “hot spot” pediatrici per assicurare percorsi rapidi per l’esecuzione dei tamponi sono le principali misure per fronteggiare la pandemia da Covid-19 da qui ai prossimi mesi, periodo critico sia per la riapertura delle scuole sia per l’arrivo dei virus patogeni stagionali, e che l’assessore alla Sanità ha illustrato alla Quarta Commissione del Consiglio regionale.
Cosa è già stato fatto
In merito al piano e a quanto è stato fatto sinora nel contenimento del virus, l’assessore ha fornito altre notizie:
– sono già oltre 25.000 i test effettuati nell’ambito di piani di screening del personale del sistema sanitario regionale e di altri enti pubblici;
– in due settimane sono stati effettuati da Asl e medici di medicina generale oltre 1.000 test sierologici rapidi per gli operatori scolastici;
– fino alla settimana scorsa il Piemonte era l’unica regione del Nord Italia con un basso rischio di propagazione del contagio, salito questa settimana a moderato, soprattutto per effetto dei contagi importati, di migranti e vacanzieri;
– l’attuale elevata percentuale di asintomatici o paucisintomatici permette però di gestire molti più pazienti a domicilio, riducendo il carico di lavoro degli ospedali.
A favorire un buon controllo dei contagi da maggio in poi è stata l’adozione di una nuova strategia che si è distaccata dalle indicazioni nazionali, prevedendo l’esecuzione di tamponi non solo ai sintomatici, ma anche alle persone che sono state a stretto contatto con il soggetto infetto; un’attività che, così come il monitoraggio dei malati a domicilio, ha richiesto di incrementare il numero delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) a una ogni 50.000 abitanti e assegnare un ruolo importante ai medici di famiglia, con l’attivazione dell’accordo integrativo Air-Covid, nella segnalazione dei casi sospetti e nell’effettuazione dell’isolamento tempestivo dei contatti stretti.
È stata inoltre rivista e potenziata la rete dei laboratori di analisi con l’aumento graduale della capacità di ricerca dell’Rna virale.
Sono state predisposte procedure per regolamentare i test sierologici e i tamponi da parte di soggetti privati.
La Campagna di vaccinazione
La Regione ha ripreso la preparazione della campagna vaccinale per l’influenza stagionale acquistando 1,1 milioni di dosi, che potrebbero essere aumentate fino a 1,5 prevedendo l’estensione della gratuità anche alla fascia di età 60-64 anni, secondo la possibilità indicata a livello ministeriale; a questo proposito intende valutare la possibilità che le farmacie e una rete di strutture sul territorio possano attivarsi anche per effettuare le vaccinazioni, unitamente ai test sierologici rapidi.
L’assessore ha infine chiarito che si intende potenziare gli “hot spot”, attualmente una ventina, che in ogni distretto permettono di effettuare un tampone con accesso diretto anche senza prenotazione, stabilendo una corsia preferenziale per i pazienti pediatrici. La decisione se sottoporre o meno il bambino al tampone rimarrà comunque sotto la responsabilità e il consulto del pediatra.