Salute
La video chiamata è una medicina
Il racconto di un’infermiera dell’ospedale Martini
«Se per noi, che possiamo affrontare il momento dalle nostre case, una videochiamata può essere un sollievo, per il malato può avere la forza di una medicina. Forse anche di più». Noemi Bonfiglio, 33 anni, originaria di Brolo, un paese della costa tirrenica in provincia di Messina, lavora come infermiera all’ospedale Martini di Torino. Le sue parole, al telefono con l’ANSA, arrivano poche ore prima che inizi il suo turno di notte nel reparto di rianimazione dove lei, i suoi colleghi e tutto il personale medico e sanitario curano i malati più gravi di Covid-19.
Una situazione senza precedenti
«Una situazione eccezionale senza precedenti. Il numero delle persone assistite aumenta ogni giorno in modo esponenziale», sottolinea Noemi. Il reparto di rianimazione dell’ospedale, racconta, è stato riorganizzato in modo importante per fronteggiare l’emergenza. «Dall’aumento di posti letto disponibili per i pazienti malati di Coronavirus, alla creazione di aree di filtro e la delimitazione di percorsi tra aree sporche e pulite per limitare al massimo i rischi di contagio, fino all’implementazione del personale e la formazione accelerata sui nuovi presidi sanitari e sui nuovi farmaci da utilizzare».
Tanta solitudine
Ma la difficoltà maggiore, spiega, è la solitudine a cui questa malattia costringe i pazienti. «Con le videochiamate noi facciamo da tramite – aggiunge – e proviamo ad avvicinare le persone costrette a stare lontane». Un isolamento forzato che riguarda non solo i pazienti, ma tutta la popolazione. «Lavoro a Torino da anni ma, da siciliana, ho la mia famiglia a distanza. Ogni volta che posso, in questi giorni difficili, mi rifugio in una videochiamata, e vedere e parlare con mia madre, i miei fratelli, mia nonna, i miei amici, mi dà tanta serenità, coraggio e vicinanza. Ma quando mi è capitato di assistere per la prima volta a una videochiamata tra una nostra paziente e la sua famiglia, lì ho capito davvero che forza e importanza può avere, e quanta differenza può fare un gesto così semplice per gente costretta a vivere momenti così difficili, lontano dagli affetti più cari». E infine conclude: «Sono contenta di aver assistito a questo momento, e gratificata dal fatto che la nostra struttura abbia attivato questa importante modalità di supporto».