Storie
Torino, chiude il bordello delle bambole: troppa poca privacy
Troppi controlli, anche degli stessi clienti che hanno perso la propria privacy. Pensate che sia giusto così?
C’era una volta una bambola, in un bordello di bambole.
E siamo parecchio letterali, citando uno dei fenomeni più curiosi e anche più tabù che ha coinvolto la nostra città per l’ultimo anno. Aveva infatti aperto una sorta di affittacamere che permetteva di intrattenersi a pagamento con delle bambole dalla forma terribilmente umana –ed anche piuttosto utopistica fra seni prosperosi e vitini da vespa in pvc.
Torino, il bordello delle bambole
Il locale, di cui è possibile rintracciare nella cronaca l’intera storia, è stato chiuso a più riprese. Dapprima è stato accusato di scarsa igiene e si è lamentato della classificazione dell’attività, che doveva essere quella di affittacamere. Poi ha dovuto traslocare anche perché in Mirafiori, dov’era la prima location, i residenti lamentavano il via vai di clienti.
Ma il problema cruciale, che l’ha fatto definitivamente chiudere, è quello della mancata privacy.
Bordello delle bambole di Torino, location (poco) segreta
La location, che doveva essere segreta e rivelata solo dopo la prenotazione dei clienti, è rimasta segreta per poco e ben presto tutti sapevano cosa andavano a fare quelle persone nel palazzo. Inoltre, come affittacamere, i titolati sono tenuti a chiedere fotocopia dei documenti di tutti i clienti.
A quanto pare, agli amanti della perversione delle bambole, non piace far conoscere la propria identità o essere noti alle forze dell’ordine che possono chiedere i registri.
Forse un Paese bigotto?
In Francia lo stesso sistema pare andare ancora alla grande e, anzi, sono state aperte altre strutture del genere.
Voi come la pensate? Vi sentite comunque più sicuri all’idea che siano noti alle autorità, quelli che frequentano un posto del genere?
Oppure pensate che le abitudini di ognuno, finché rispettano la legalità, debbano rimanere private?
E ancora: con la prostituzione illegale, almeno quanto evidente nelle strade della città, la privacy è ancora mantenuta: non è un controsenso? Controlliamo meno “l’affitto” di una donna in carne ed ossa, che quello di una bambola.
Di fatto ora la struttura è ufficialmente chiusa e visti i risultati non c’è da credere in un nuovo esperimento del genere qui in Italia, almeno per un po’.
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Vincenxo
14 Ottobre 2019 at 23:55
Credo nella libertà di opinione e di fatti senza offendere e calpestare le idee di altri…io sono per l apwrtura di case di tolleranza droga libera e giochi d azzardo tutto regolato dallo stato controllato e tassato…….