Curiosità
Il fritto misto piemontese: una tradizione tutta contadina. Quali sono i locali migliori?
la storia e le curiosità di un piatto che nasce dalla necessità di uno stile di vita ormai quasi dimenticato.
Si chiamava anche “Fricassà mëscià” o “Fricia”, ma noi oggi lo conosciamo come Fritto Misto, precisando “Piemontese” per differenziarlo nettamente da quello di pesce.
Le radici del fritto misto piemontese, sono da ricercarsi nella tradizione contadina e nella duplice necessità, dopo la macellazione di un animale, sia di sfruttarlo il più possibile, che di mangiarne rapidamente le parti più deperibili.
Era comunque considerato un piatto da giorno di festa, per quanto consistesse in scarti della macellazione impanati nel pan grattato e poi fritti.
Si componeva anche allora di parti salate, principalmente scarti della macellazione del vitello, ed altre dolci, per cui venivano utilizzati i prodotti disponibili fra dolci e frutta da impanare. La ricetta si è arricchita, col passare del tempo, ma di base però di solito non mancano mai fegato, polmone, animelle, cervella, salsiccia, fettine di vitello, e poi per la parte dolce semolino, mele, amaretto.
Esiste, nel Monferrato, addirittura un’Accademia dedicata: è l’Accademia della Fricia, Confraternita del Fritto Misto alla Monferrina, che ha sede a Crea, sede del santuario patrimonio Unesco.
La Fricia è una particolare versione del fritto misto piemontese, con una ricetta molto precisa, che si compone di 15 parti di cui 9 salate, 5 dolci, e 2 accompagnamenti: bistecca di maiale, bistecca di coscia di vitello, salsiccia di suino, filoni, animelle,cervelle, fegato bovino, polmone bovino, granelle, semolino (friciulin), semolino al cioccolato, bignola al cioccolato, mela, amaretto, carote fritte, bagnetto verde. Ogni parte viene fritta dopo il passaggio in uovo e pangrattato, tranne la mela e l’amaretto e le carote.
Ora non resta che dirci dove andate voi di solito a mangiare un bel piatto di fritto misto come si deve, che a furia di parlarne è giusto venuta fame!
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