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Curiosità

L’asta per la vendita del grattacielo della RAI è chiusa, ma quale sarà la sorte di Torino?

Un altro pezzo di storia che abbandona la nostra città: i proventi facilmente andranno tutti a Roma. C’è da chiedersi in cosa sta sbagliando Torino, non credete?

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Era il 1956, quando l’allora sindaco di Torino, Amedeo Peyron, cedette alla RAI l’area dove ancora sorge il mini-grattacielo di 19 piani, diventata poi loro sede amministrativa, ad un prezzo di favore per convincerli a rimanere a Torino. Si parlava, ai tempi, di 227 milioni di lire. Una clausula del contratto prevedeva che qualora si fosse cambiata la destinazione d’uso, il Comune avrebbe preteso la somma “attualizzata” per la cessione del terreno o avrebbe richiesto indietro l’intero immobile.

L’edificio RAI all’asta

E’ dal 2014 che l’edificio non è utilizzato ed è stato messo all’asta. I termini di presentazione delle domande sono scaduti ed è ormai questione di giorni: per questa ragione la Sindaca, in questa fase appoggiata anche dal PD, deve muoversi a far richiesta, perché non tutti i soldi provenienti dalla vendita dell’immobile passino direttamente a Roma, senza lasciare niente qui a Torino.

Edificio RAI, in troppi a tirarsi indietro

E sì che molti di coloro che volevano fare la proposta d’acquisto si sono poi tirati indietro a fronte degli ingenti lavori che vi sarebbero da fare, compresa una massiccia bonifica per la presenza di amianto, che nel 1966, anno di costruzione del grattacielo, era comunque comunemente utilizzato.
Ma non sarà facile, spiega l’assessore al commercio Sacco, perché obiettivamente la RAI non ha più nessun vincolo giuridico. Purtroppo, nel 2015, con una lettera l’allora sindaco Fassino -furbescamente- cancellò il vincolo sull’immobile.

Il valore della lettera di un sindaco

C’è da capire quale sia il valore della lettera di un sindaco, se tale da cancellare la delibera di un Consiglio Comunale, ma comunque la città sta trattando perché anche questo pezzo di storia non l’abbandoni senza nemmeno un piccolo tornaconto.

Torino, prima capitale d’Italia, si trova di nuovo a dover lottare per un qualcosa che è nato qui ed è stato poi portato in un’altra città. C’è da chiedersi in cosa, la nostra città, continui a sbagliare.
Secondo voi perchè molte imprese, grandi o piccole, o iniziative, in questi anni ci stanno lasciando per altre realtà cittadine?

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