Storie
San Domenico 21
SAN DOMENICO 21
Cala la sera su Torino e sull’antico palazzo di fine seicento di Via San Domenico ventuno, melting pot di culture, stati sociali e razze diverse.
Il portone, di pregiata fattura, è un po’ fatiscente così come l’androne e il cortile con il suo acciottolato in porfido e cemento , l’armoniosa fontanella in pietra , e l’albero di glicine che dividendosi in due grossi rami nodosi sale lungo i balconi fino al terzo piano.
Scorci suggestivi s’intravedono a ogni pianerottolo della “scala interno cortile a destra” che diviene via via più ripida: nera la pietra degli scalini , nere le inferriate e bianche le pareti.
Arrivati in cima le porte delle tante soffitte si affacciano su un vasto terrazzo e, negli angoli, ancora corridoi con altre soffitte, scalette e terrazzini: altre case sulla casa.
La parte superiore del campanile illuminato della chiesa del Santo Sudario si staglia all’improvviso e, come per bizzarro scherzo , pare essere parte integrante del palazzo.
Davide è seduto in terra , le ginocchia abbracciate e lo sguardofisso al cielo. Così quasi ogni sera..
Abita in una delle soffitte Davide ed è amico di tutti ,di Ibrahim, l’egiziano che lavora in un Kebab, di Jang Su la cinese che aspetta il suo primo figlio e che fra poco non potrà più fare la colf, di Sofia che è marocchina ma vive a Torino da tanti anni che fa la badante. Anche dei tre filippini che lavorano ai mercati generali e dei due nigeriani, muratori, è amico; qualcuno forse è clandestino, non si capisce bene, ma non si pone il problema lui.
Su di loro scrive le sue storie che pubblica su giornali alternativi.
Sono storie incredibili per uno che è nato e cresciuto a Torino, storie che gli hanno capovolto schemi e priorità.
Ma ecco che, ad un tratto, la luna si dilata .. tutto si ferma un attimo per animarsi l’attimo seguente; le porte delle soffitte sbattono aprendosi in rapida successione mentre dalla tromba della scala sale un rumore di passi.
Il terrazzo diventa palcoscenico e la luna un proiettore che si accende e spegne illuminando, di volta in volta con colori differenti , attori che calcano la scena..
Avvolti in un suggestivo rosso scuro uomini e donne e bambini , abbigliati in fogge diverse si avvicinano a Davide .
All’improvviso un verde brillante ed ecco… sono proprio tre amici quelli che compaiono per primi: due "minutieri" e unebanista che hanno lavorato all‘arredo originale della Palazzina di Stupinigi con Piffetti e Bonzanigo. Avevano frequentato l’Antica Università dei Minusieri che era nata a Torinoun secolo prima e, i loro discendenti,a metà del 1800, avrebbero poi costruito i pregiatissimi bigliardi nella prima fabbrica di Lorenzo De Agostini proprio in via Bellezia cinque.
Altro scatto e un arancio caldo va a riscaldare i volti pallidi dei quattro muratori siciliani che, intimiditi, raccontano di come hanno duramente lavorato alla costruzione dei nuovi palazzi all’inizio del ’700 qui a Torino,… All’epoca si costruiva ovunque : filande, officine, cartiere, negozi. Avevano lasciato la campagna per cercare a lavoro a Torino, primi immigrati insieme a sardi e lombardi
Un attimo di fermo.
Con il colore viola, arrivano due musicisti che emozionati gli parlano della prima rappresentazione del Teatro Regio cui avevano partecipato … e il poeta squattrinato che aveva avuto occasione di bere un caffè con Vittorio Alfieri e poi ne aveva scritto senza raggiungere alcuna notorietà
Un giallo dorato ed ecco giungere dai piani bassi, un po’ affannata, una donna elegantemente vestita che, dopo aver ripreso fiato, parla in francese ricordando di quando Torino era provincia della Francia e parla di Napoleone cui era stata presentata durante un ricevimento. al Palais Imperial, così il governo napoleonico aveva rinominato la Palazzina di Caccia di Stupinigi
La donna tace ora ed esce di scena ma non siede a terra, resta in piedi appoggiata al muro forse per non sciupare il vestito o forse per marcare le distanze.
Un rosso brillante inquadra una coppia: cuoco lui e sarta lei; ridacchiando e guardandosi con complicità i due raccontano particolari curiosi e a volte piccanti cui avevano assistito più o meno volontariamente quando Torino era divenuta capitale d’Italia.
Le feste si susseguivano senza sosta a quei tempi , nei ristoranti e nei caffè si vedevano deputati e senatori del primo parlamento italiano .
Loro due avevano inventato nuovi manicaretti e ideato abiti raffinati per la crema dell’allora società.
La coppia tenendosi per mano torna sedersi fra gli altri lasciando il passo ad un uomo dall’aspetto severo mentre un vivace blu elettrico illumina la scena.
E’ un industriale che alla fine del 1800 aveva dato vita ad una delle prime industrie . . proprio qui a Torino, e c’è anche suo figlio, uno dei primi allievi del nuovo Politecnico.
All’epoca a Torinole attività fiorivano.
Il blu elettrico si spegne e un arancio chiaro inquadra Mario che era stato cameriere al "caffè Burello" di Corso Vittorio.
Proprio lì alcuni amici , fra cui Giovanni Agnelli, avevano avuto l’intuizione di creare la prima fabbrica di automobili : la FIAT.
Mario aveva servito loro tanti bicerin e ricevuto buone mance.
A questo punto sempre più veloci si susseguono i flash: Arancio, Verde, Blu e Lillae altri uomini e altre donnesfilano davanti a Davide: un fornaio, una lavandaia, un maestro di scuola, un portinaio e , fino all’alba tutti gli narrano ancora piccoli e grandi storie..
E chi poteva conoscere quelle storie meglio di loro che, nei tempi, erano vissuti qui in San Domenico 21?
Tutto all’improvviso sparisce e la luna lascia posto alle prime luci dell’alba.
Davide, infreddolito, si alza per rientrare nella sua soffitta , si volta e si accorge di non essere stato il solo spettatore sul terrazzo, anche loro avevano assistito, forse non comprendendo bene tutte le parole ma il significato sì, era chiaro.
Ibrahim si fa avantie lo guarda con i suoi grandi occhi luminosi “chissà quale di questi uomini è vissuto nella mia soffitta?”
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