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«Sì alla vita, fuori il dottor Morte», lo striscione contro il medico del Sant’Anna

Il medico contestato è il dottor Viale, già famoso per la propria presa di posizione sul bambino malato di ittiosi arlecchino

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L’etica è quella disciplina che si occupa di analizzare il comportamento umano di fronte ai due concetti di Bene e Male.
Il problema etico, applicato alla vita di tutti i giorni, è che spesso il bene e il male non sono esattamente due rette parallele che mai si incroceranno e che sappiamo con certezza distinguere. La religione si pone come grande divisore, cercando di tirarle queste linee rette, ma la religione richiede fede e senza fede, i pretesti religiosi hanno poco valore.

La religione ha tutte le risposte?

Scandalizzerà forse molti cristiani cattolici, ma nemmeno la religione può avere una risposta assoluta ed applicabile da tutti, o torneremmo al medioevo, dove o credevi o potevi bruciare al rogo. E per fortuna voglio convincermi che ci siamo distanziati da queste barbarie.
Sono le conoscenze che ognuno di noi acquisisce nell’arco della propria esistenza e le proprie esperienze di vita che ci fanno definire, anche forzatamente, cosa è bene e cosa è male. E’ così che deve ragionare una mente quantomeno agnostica e razionale. Anche forzatamente, perché ci sono sicuramente occasioni in cui si preferirebbe non scegliere.

Ma puoi non scegliere essendo medico?

Puoi non scegliere, chiarire la tua stessa coscienza, quando il tuo lavoro è legato così indissolubilmente alle vite altrui, che ti vengono di volta in volta affidate? Il caso di oggi torna a parlare del dottor Viale, del Sant’Anna di Torino e di cui avevo già scritto per via della sua forte posizione nella faccenda legata al bambino malato di ittiosi arlecchino, di qualche settimana fa. Il dottore, nello specifico, era intervenuto a sostegno dei genitori che avevano deciso di abbandonare il bambino in ospedale e aggiunto che sarebbe stato probabilmente meglio per il bambino, andarsene in fretta. A qualcuno tutto ciò sarà risultato arrogante, un’offesa imperdonabile alla sacralità della vita. Il dottor Viale ha sicuramente scritto perfettamente conscio dell’eco che le sue parole avrebbero ottenuto, ma nondimeno, si è sentito in dovere di farlo, col coraggio delle proprie convinzioni.

Vale la pena vivere una vita di dolore?

La domanda fondamentale è: una vita di dolore, per quanto breve ma di dolore, vale davvero la pena di essere vissuta? Una vita di sola sofferenza, costante, irrimediabilmente definitiva, nella sola attesa di andarsene effettivamente, vale davvero la pena di essere sopportata?
Qualcuno direbbe che si tratta di una sorta di punizione divina, una specie di grande prova che come tale va sopportata col sorriso e quant’altro.
Qualcun altro, che a Dio non ci crede, di vedere continuamente queste sue bellissime prove ne è stufo e probabilmente molto arrabbiato, direbbe di no. Comunque la si vuole mettere, sono valutazioni profonde, soggettive e ponderate, mai date con leggerezza. Ci si dovrebbe aspettare per lo meno il rispetto delle ideologie altrui.
Ma questo nell’Italia del 2019 non è ancora possibile ottenerlo.

«Sì alla vita, fuori il dottor Morte»

Con l’arroganza che li contraddistingue, i militanti di Gioventù Nazionale Torino –movimento legato a FDI- hanno appeso un cartello, al di fuori del Sant’Anna al motto “sì alla vita, fuori il Dr. Morte”, anche a seguito di un’altra dichiarazione del dottor Viale, che si è detto favorevole eticamente ad applicare il suicidio assistito alla Città della Salute. Il loro obiettivo è impedire al dottor Viale di esercitare la professione.

Dr. Morte era il simpatico nomignolo di Mengele, il dottore degli esperimenti su esseri umani nei lager nazisti. Assegnare un nome tanto forte a un medico nel pieno esercizio delle proprie funzioni e che ha tutto il diritto a una propria etica, nel pieno rispetto delle leggi vigenti, ha per me qualcosa di abominevole.

Prima di commentare con astiosità questo articolo, invito ognuno di voi a pensare, in quelle che possono essere le vostre esperienze, sicuramente diverse da quelle di un medico, se davvero una vita di sola sofferenza vale la pena di essere vissuta. Questo è un dilemma etico che l’essere umano si porta dietro probabilmente da sempre. Non sarà un ignorante e sconsiderato striscione al di fuori di un ospedale ad avere l’ultima parola certamente.
Si può non essere d’accordo sotto molti aspetti, ma ritenete davvero che sia questo il modo di farlo presente?

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2 Commenti

1 Commento

  1. Marilena Giribaldi

    28 Novembre 2019 at 14:45

    Non è certo questo il modo di farlo presente. Sono credente ma ritengo che certi temi così delicati debbano essere lasciati alla coscienza di ciascuno. Così valeva per il divorzio e l’aborto. Avevo votato a favore, anche non condividendoli, in rispetto dei non credenti.

  2. tiziana

    30 Novembre 2019 at 13:51

    Sosteniamo il Dottor Viale

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