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Violenze al carcere delle Vallette di Torino: chi siamo noi per giudicare?

I detenuti maltrattati erano condannati per violenza sessuale. Può questo attenuare in qualche modo la gravità dei fatti?

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Immaginate.
Siete in un posto sicuro e siete armati e davanti avete uno stupratore.
Il vostro lavoro è quello di tutelare la sicurezza di quelle persone, oltre che di tenerle rinchiuse, lontane dalla civiltà, ma non sarebbe comunque difficile? Vivere giorno dopo giorno a contatto con stupratori, di donne o bambini e magari immaginarli, mentre prendono il loro sopravvento arrogante su una persona, rovinandone l’esistenza per sempre. Il dilemma etico è ben più profondo di un giuramento sulla Costituzione e ad una divisa.

Chi siamo noi per giudicare?

Perché se è giusto che lo Stato si comporti in un certo modo, con i propri detenuti, specificatamente di un certo tipo, è anche così facile farlo da individuo? E’ questo quello che è successo alle Vallette di Torino. Alcuni agenti sono accusati del delitto di tortura, per aver maltrattato, vessato e picchiato dei detenuti per reati di violenza sessuale (Qui i dettagli della notizia).
«Ti dovrei ammazzare ed invece ti devo tutelare»,  a dirlo uno degli agenti. Ci sentiamo davvero tanto superiori da dargli torto? E’ difficile, come in molti aspetti della vita e non esiste un bianco o un nero.

Quanti di voi avrebbero voluta fare la stessa cosa?

Quello che questi agenti hanno commesso è sicuramente un reato verso la Costituzione e lo Stato che devono rappresentare, ma, umanamente, è poi un qualcosa di tanto diverso da quello che ognuno di noi, nel profondo, vorrebbe fare? E sia ben inteso, non è una riflessione fatta a difenderli o giustificarli, ma solo a riconoscere che il loro non è un lavoro facile.
Quanti di noi si sentirebbero di giudicarli per aver insultato e picchiato uno stupratore?
Quanti di noi, potendo, non avrebbero fatto la stessa cosa?

La detenzione, per la nostra comunità, deve essere istruttiva e ci si aspetta che queste persone cambino, ma può uno stupratore davvero cambiare? Il ricordo delle loro vittime non cambierà mai. Hanno il diritto, loro, di cambiare?

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