Torino che non va
Aprire un’attività a Torino: l’incredibile storia di Davide che tutti dovrebbero conoscere
25 anni e il desiderio di aprire un’attività per conto proprio grazie a un finanziamento. Ma per lui è solo l’inizio di un calvario. Ecco cosa gli è accaduto
Davide ha 25 anni e un grande sogno: fare l’imprenditore. La sua storia inizia come tante: lavorando da dipendente ma sottopagato, al limite dello sfruttamento. Ed è così che decide di aprire un’attività tutta sua con l’idea di commercializzare e vendere all’ingrosso prodotti per le unghie e lash maker. Si rivolge a un consulente, apre la partita Iva e trova un locale che fa al caso suo. Inizialmente sembra andare tutto a gonfie vele e anche i lavori di adeguamento procedono secondo i piani. Ciliegina sulla torta, richiede un finanziamento a una società di microcredito. Tutto pare andare per il meglio, fino a che non si accorge che il prestito tarda ad arrivare. Da quel momento inizia il calvario.
La garanzia di un prestito
Il prestito era stato garantito per una determinata data ma, a causa di problemi ancora non specificati, non arriva. Tutto ciò, come è facilmente intuibile, provoca una valanga di problemi. Il primo è che i lavori non possono essere terminati entro il periodo stabilito e Davide si vede costretto a far fronte a spese non preventivate. Ma il momento più “tragico” deve ancora arrivare. Dopo, infatti, avvia una nuova ricerca di fonti di credito.
Una situazione surreale
«Comincia la mia ricerca per altre fonti di credito imbattendomi in una situazione a dir poco surreale – spiega Davide a Torino Fan. Diversamente da quanto sponsorizzato, posso asserire con assoluta certezza che l’aiuto alle neo-imprese da parte dello Stato, della Regione e del Comune è pari a zero. Mi sono affidato a funzionari che si sono rivelati svogliati e superficiali, ho contattato diversi Enti creditizi che, in assenza di consistenti garanzie personali, non hanno minimamente preso in considerazione la mia domanda. Ho contattato anche il Comune e la Regione per alcuni bandi che scopro essere inattivi da anni. Contatto anche Confidi e altri Enti locali che anch’essi non possono essermi d’aiuto. Sembrano tutti impossibilitati ad aiutarmi».
Un altro flop
«A maggio – continua Davide – trovo un ente creditizio che opera sul territorio nazionale e inoltro la domanda. Anche in questo caso è un flop. Ricevo delibera negativa a causa di un problema legato alla Crif. Per una errata segnalazione, da parte di una finanziaria con cui ho un prestito in atto, per le banche ero un “cattivo pagatore”. Inutile anche aver risolto questo problema, la situazione non è cambiata». Davide era stato segnalato perché in un mese, anziché una rata, gli sono state prelevate due rate per un abbonamento al telefonino. La seconda ha così comportato una segnalazione non come creditore ma come debitore, riversandosi su tutte le rate successive. «Il problema maggiore, e qui sta l’assurdità, è stato proprio come io sia passato da essere creditore a debitore – sottolinea Davide – quindi per un errore non mio mi sia visto precluso di qualsiasi possibilità di accesso al credito nonostante la posizione sia stata anche rettificata».
Solidarietà da parte di Alberto Lazzaro
Grazie alla sua storia diffusa attraverso i media e, in particolare, a La Repubblica, Alberto Lazzaro, presidente dei giovani industriali, ha proposto a Davide un incontro conoscitivo e un aiuto da parte del suo team per trovare una possibile soluzione.
Richiesta di aiuto attraverso i media
Davide non si abbatte e chiede aiuto attraverso i media. Pochi sono pronti a dargli voce ma non tutti: «sono stato intervistato e pubblicato su La Repubblica, è intervenuta la segreteria del Presidente della Repubblica, il Mise, la Regione Piemonte, l’Assessorato del Commercio di Torino e il Presidente dei Giovani Industriali di Torino. Nessuno però mi ha fornito un aiuto concreto, ho visto solo utilizzare la mia storia per puri scopi pubblicitari. Inutile dire che mi sono sentito preso in giro». Davide, tuttavia, non può mollare il suo progetto: i debiti sono tanti e si ritrova in una morsa da cui non riesce a uscire perché, come se la situazione in sé non bastasse, le cose stanno continuando a precipitare. «Non solo a quasi un anno non sono riuscito ad avviare la mia attività, bensì ho ricevuto anche lo sfratto dall’alloggio in cui risiedo e la mia liquidità è finita da un bel pezzo. Non voglio mollare soprattutto perché credo nel mio progetto, perché mi pare assurdo che in un paese dove le forze politiche lamentano di un esodo dei giovani, e non soltanto più, come fenomeno drammatico in realtà non si fa nulla per farci rimanere in Italia. Per far fronte a questa situazione ho deciso di far partire una campagna di crowdfunding a sostegno della mia attività e per poter trovare una nuova sistemazione abitativa. Purtroppo, al momento la reputo l’ultima e unica strada da percorrere».
Un aiuto a Davide
A Torino vivono circa 800.000 persone, se anche solo un terzo dei cittadini donasse 1 euro a Davide, probabilmente a breve risolverebbe i suoi problemi e avvierebbe la sua attività, dando così un contributo anche all’economia della città. Se pensi anche tu che Davide abbia il diritto di vivere la sua vita come la sogna, dona almeno un euro attraverso questo sito: https://www.gofundme.com/f/volevo-solo-fare-limprenditore.