Trasporti
Anche a Torino e provincia sciopero dei benzinai: stazioni di servizio chiuse dal 6 all’8 novembre
Per la protesta nazionale dei gestori di pompe di benzina, dal 6 all’8 novembre saranno molte le stazioni di servizio chiuse. Si prevedono disagi per chi viaggia
«Siamo benzinai o contabili?», questo l’atto di accusa della Confesercenti a corollario della protesta indetta dai gestori delle stazioni di servizio che prevede la chiusure delle pompe dal 6 all’8 novembre in tutta Italia, e dunque Torino compresa. Secondo i benzinai, «ogni giorno due ore di lavoro in più» non sono più tollerabili: troppi gli adempimenti fiscali. Ecco chi colpirà la protesta.
Tutti i benzinai che resteranno chiusi
La protesta nazionale dei benzinai che inizierà domani, mercoledì 6 novembre, e proseguirà sino a venerdì 8, coinvolgerà tutte le tipologie di stazioni di servizio: da quelle stradali a quelle autostradali, compresi i self-service e i 24 ore (diurni e notturni).
Il motivo del contendere
A guidare la protesta, come accennato, sono i troppi adempimenti fiscali che si sono aggiunti nel tempo e che si aggiungeranno ancora, come se quelli che già ci sono non bastassero. Tra i molti, i benzinai lamentano l’arrivo della fatturazione elettronica e della Registrazione giornaliera in formato elettronico, corredate dai Registratori di cassa Telematici – da utilizzare anche per fatturati minimi. E poi i Documenti di Trasporto (Das) e l’invio dei corrispettivi giornalieri – sempre in formato elettronico.
«C’è da chiedersi se il governo, addossandoci tutti questi nuovi adempimenti, voglia trasformarci in contabili o in finanzieri, visto che di tali adempimenti rispondiamo anche dal punto di vista penale – commenta in una nota di Confesercenti Gianni Nettis, presidente di FAIB, la federazione dei benzinai aderente a Confesercenti – Abbiamo calcolato che, per seguire tutte queste novità, un benzinaio impieghi quasi due ore di lavoro in più al giorno. E magari il suo sforzo servisse a combattere l’illegalità del settore: non è così e il governo lo sa benissimo, visto che le stesse informazioni che ci chiede non sono altro che duplicazioni reperibili nella filiera della distribuzione carburanti».
I guadagni però restano fermi
La fiscalità si muove e aumenta in modo inarrestabile, ma «l’unica cosa che non aumenta – sottolinea Nettis – sono i nostri margini, fermi da anni a 3/5 centesimi al litro a seconda delle modalità di servizio e a fronte di un erogato medio per impianto che diminuisce ormai da un decennio. Senza contare, infine, che una parte significativa dei colleghi aspetta da tempo il rinnovo degli accordi economici con le compagnie petrolifere: verso le quali, evidentemente, l’atteggiamento del governo è alquanto più morbido, rispetto a quello che ha verso di noi. In questa situazione – conclude il presidente di FAIB – non potevamo che lanciare, attraverso lo sciopero, un segnale forte al Governo e alla politica: o si cambia o è messa in pericolo la sopravvivenza stessa di tantissime imprese. Per limitarci alla sola città di Torino, oggi siamo poco meno di 170 contro i poco più di 250 di 10 anni fa: un calo di oltre il 30%».